CBD e animali: il veterinario ci spiega la sua importanza

Nuove frontiere terapeutiche e passi in avanti nella conoscenza delle proprietà della canapa. Intervista alla Dottoressa Elena Battaglia veterinaria esperta nelle terapie con il CBD

Il CBD ad uso terapeutico non è utilizzato sono nella medicina umana ma anche in campo veterinario. Ne abbiamo parlato con Elena Battaglia, veterinaria che nel suo studio di Spotorno in Liguria prescrive CBD e THC terapeutici ai suoi pazienti animali.

Dottoressa, quando e perché ha scelto di utilizzare il CBD terapeutico?

È cominciato tutto anni fa quando la mia cagnetta si è ammalata. La mia cagnolina Simba di 17 anni aveva dei problemi di salute legati all’età. Ha iniziato ad avere deficit cognitivi dovuti all’anzianità, faceva fatica ad alzarsi per via dell’artrosi e aveva paura dei temporali e della pioggia. Infatti quando pioveva iniziava a girare intorno a sé stessa oppure passeggiava avanti e indietro per tutta la notte. Per curarla abbiamo provato diversi farmaci tra cui il cortisone, ma stava bene per 10 giorni, il tempo della somministrazione e poi ricominciava a stare male.

Per i deficit cognitivi e la paura dei temporali abbiamo provato varie soluzioni tra cui anche i fiori di Bach, ma non c’era niente da fare. Nessuna di queste soluzioni sembrava risolvere il problema. Poi un mio amico in America mi parlò del CBD terapeutico e decisi di provare. Ho scoperto delle aziende che producevano CBD terapeutico per animali negli stati uniti e l’ho acquistato. Non sapevo se potevo portarlo in Italia ma sono riuscita a portarlo nel nostro Paese. Ho iniziato a somministrarlo a Simba e dopo 4 giorni dalla somministrazione ci sono stati subito miglioramenti.

Simba riusciva ad alzarsi più velocemente, teneva la testa dritta, non accusava dolori. Non aveva paura nemmeno dei temporali e della pioggia. Per lei è stato un toccasana. Da quando ha iniziato a prendere il CBD fino alla fine dei suoi giorni non ha più assunto anti-infiammiatori, cortisone, o fiori di Bach perché non ha più avuto problemi. Dalla mia esperienza personale ho capito che bisognava fare qualcosa anche per gli altri animali e ho iniziato a prescriverla ai miei pazienti. Parliamo di anni fa e il CBD era difficile da reperire ma si poteva utilizzare il CBD isolato (estratto dalla canapa industriale e privato degli altri cannabinoidi). Io preferisco un full spectrum (contiene composti presenti nell’intera pianta di cannabis, come terpeni, flavonoidi e altri cannabinoidi come THC o CBG). (Qui tutte le informazioni sul CBD). 

Al giorno d’oggi in Italia è facile reperire farmaci con CBD per animali?

Oggi reperire prodotti CBD full spectrum derivati dalla canapa non è molto difficile. C’è il Kanarescu che è uno dei più famosi. Io lo utilizzo spesso.

Il problema che rimane consiste nel trovare prodotti seri; ossia con una concentrazione di CBD al 5%, certificata da analisi di laboratorio, e che siano esenti da metalli pesanti, pesticidi e lieviti. Dobbiamo essere certi che sia un prodotto biologico, e in questo invito tutti a fare molta attenzione. Ci sono prodotti di CBD reperibili online sul sito della ditta produttrice e altri acquistabili in farmacia.

Per quali patologie può essere usato il CBD sugli animali?

Le patologie “più famose” per le quali viene prescritto il CBD sono: dermatiti, patologie neurologiche, artrosi, nevriti. Ma anche patologie comportamentali come l’epilessia o problemi gastroenterici. Ogni giorno però si scopre una patologia che può essere curata con il CBD. Ad esempio un mio paziente (un volpino) era affetto da alopecia X ed è arrivato nel mio studio che era quasi senza pelo. La padrona era intenzionata ad usare il Kanarescue per curare il cane. Io per onestà le ho comunicato che non avevo mai utilizzato il CBD per questa patologia e che non c’era la sicurezza che funzionasse. Abbiamo provato ad usare il CBD con un dosaggio minimo e nell’arco di tre, quattro mesi il volpino si è ripreso. Il pelo è ricresciuto ed è tornato ad essere peloso come sempre. È stata una sorpresa per tutti, però la cura a base di CBD aveva funzionato perfettamente.

Spesso il CBD è usato per alleviare ansia e stress. In che modo gli animali manifestano questi malesseri?

Ci sono comportamenti più o meno evidenti attraverso i quali l’animale manifesta stati d’ansia e stress. Ad esempio possono distruggere oggetti o mobili. Oppure piangono, ululano nel caso dei cani. Lo stress a volte può portare l’animale a mordere.  A volte invece si isolano, mangiano meno. Di solito però il proprietario dell’animale si accorge di questi comportamenti anomali.

Quali possono essere le cause di questi problemi?

Possono essercene tantissime. Ad esempio un cambio di casa, un cambio di orario di lavoro del proprietario o una nuova persona in casa. Ci sono molte cause, variano da animale ad animale. Bisogna sempre valutare il singolo e capire da dove nasce questa alterazione nei comportamenti.

Ci sono effetti collaterali se il CBD è usato su animali?

Per il CBD, se usato con il dosaggio corretto non ci sono effetti collaterali. Nella peggiore delle ipotesi un effetto collaterale può essere maggiore sonnolenza o magari l’animale beve di più.

Invece possono assumere il THC?

Sì, possono assumerlo e in certi casi devono. Questo soprattutto in alcune patologie neurologiche come la sindrome di chiari, o in casi di artrosi molto grave, oppure in tutte le patologie oncologiche per aiutare a rallentare il tumore.  (Qui tutte le informazioni sul THC).

Per quanto riguarda il dosaggio, come dobbiamo comportarci? In che modo va somministrato?

Ci sono delle dosi minime da cui partire ma ovviamente bisogna valutare caso per caso. Se il paziente ha altre patologie che sta curando, se sta prendendo altri farmaci che potrebbero dare delle interazioni e che tipo di vita conduce.

Se è intollerante all’olio di cocco oppure all’olio d’oliva perché la maggioranza delle formulazioni del CBD sono in olio di cocco o d’oliva.

Dopo aver analizzato tutto il caso si passa ad elaborare la dose e il piano terapeutico tenendo in conto il peso dell’animale. Di solito il dosaggio minimo dura una quindicina di giorni perché devono passare 15 giorni per vedere i primi effetti. Di solito usiamo questo periodo per abituare l’animale ad arrivare alla sua dose minima che è diversa per ogni paziente. 

Una volta che si arriva al dosaggio minimo si valuta se quella dose è efficace per quella patologia in quel soggetto. Nel caso in cui non fosse efficace si aumenta gradualmente la dose e ogni 10 giorni si fa la valutazione.

Come vengono somministrati CBD e THC?

In forma d’olio in gocce, di solito mattina e sera. La maggior biodisponibilità è in olio, la pasticca potrebbe avere un assorbimento minore. (Qui tutte le informazioni sull’olio di CBD).

Si sente spesso parlare di uso del CBD per cani e gatti… Su animali come pappagalli, pesci, serpenti e iguane? Può essere somministrato?

Sì assolutamente. Ho letto molti studi e articoli dove c’è scritto che i proprietari lo utilizzano su questi animali. Per queste specie solitamente, viene prescritto per problemi legati allo stress. Inoltre viene somministrato ai cavalli anche con ottimi benefici sia per l’ansia che per artrosi o patologie dolorose.

In Italia si sente poco parlare di CBD in campo veterinario; perché?

Se ne parla poco perché la maggioranza dei colleghi, come si insegna agli studenti, sono inquadrati negli schemi. Cioè per curare quella malattia gli viene insegnato che si usa un determinato farmaco (punto).

Non c’è un visione più ampia, la mentalità è limitata agli schemi, a quello che c’è scritto nei libri. Non si va oltre. È molto più facile attenersi agli schemi piuttosto che imbattersi nello studiare la pianta della canapa che è semplice ma al tempo stesso complessa.

Semplice perché agendo sul sistema endocannabinoide che abbiamo tutti, agiamo su tutto l’organismo migliorandolo. È difficile perché devi valutare il paziente e lo devi seguire ed inoltre  esistono varie tipologie di canapa.

Molto spesso i veterinari non sono abituati a valutare il paziente nella sua interezza ma valutano solo il singolo problema.  Per quanto riguarda le varietà di canapa in Italia, è difficile trovare quella adatta. Si sceglie la varietà di cannabis terapeutica in base alla patologia del paziente e ad altre cose.

Ad esempio ad un animale ansioso non puoi somministrare una varietà di cannabis che può far venire ansia.

Quindi è più complicato questo procedimento. Sulla Cannabis poi ci sono anni e anni di pregiudizi. Rispetto ad anni fa comunque molti passi avanti sono stati fatti. Quello che è criticabile è il fatto che la cannabis non è legale e purtroppo ogni anno abbiamo carenza di cannabis terapeutica in Italia. Adesso mancano 2 varietà in tutto il nostro Paese e a farne le spese sono i pazienti umani e animali. Io cerco in tutti modi di trovare una varietà sostitutiva che sia il più possibile vicino al piano terapeutico originario.

Ad esempio per gli oncologici che stanno seguendo una terapia con una varietà che stava funzionando; se io gliela cambio, non ho la certezza di ottenere gli stessi risultati che abbiamo ottenuto fino a quel punto.  

È assolutamente importante che il proprietario non faccia il fai da te, perché non è in grado di valutare quale CBD e quale dosaggio siano più adatti al suo animale. Secondo me i colleghi dovrebbero imparare a somministrare il CBD in dosi basse, aumentare la dose gradualmente e a non  usare il CBD con un integratore. È un farmaco e come tale va trattato.

Quindi, ad ogni variètà corrisponde un effetto?

Sì, ogni varietà ha i suoi cannabinoidi e i suoi flavonoidi. A seconda della concentrazione di essi noi abbiamo diversi effetti. Se fossero legali tutte le varietà non ci sarebbero problemi.

Adesso in Italia ci sono 3 varietà a disposizione, ma il Bediol e il Bedica sono esauriti da più di un mese. Purtroppo, però, queste due sono fondamentali per diverse patologie. La soluzione è importarne di più, oppure legalizzare altre varietà in modo da avere più produzioni.  Sottolineo che tutta la canapa in vendita deve essere regolamentata in modo tale da essere sicuri di ciò che si sta assumendo. Se è terapeutica deve essere prodotta e venduta in maniera idonea.  Non è giusto però che molte persone in Italia non possono accedere ad un farmaco, che già nel 1800 era nella farmacopea americana. Io ho pazienti animali con la sindrome di chiari (patologia neurologica) che prendevano farmaci che non funzionavano. Adesso con la cannabis terapeutica hanno ottenuto giovamento. Questa patologia causa dolore e colpisce i cani cavalier king.

C’è un caso particolare, di un suo paziente sul quale ha usato il CBD che le è rimasto a cuore?

Sì, una volta ho curato con il CBD uno scimpanzé della fondazione Mona in Spagna, affetto da artrite, sindrome di chiari e atteggiamenti autolesionistici. Dopo la somministrazione del CBD full spectrum è decisamente migliorato; è tornato a camminare dritto su due zampe (cosa che non faceva più) e ha smesso di farsi del male da solo. Adesso sta benissimo.