Se tornassimo indietro nel tempo di qualche anno, probabilmente nessuno saprebbe rispondere alla domanda “Cos’è l’olio di CBD?”; in alternativa, un individuo potrebbe fornire una risposta dettata da una forte disinformazione, legata alla concezione (errata) del CBD come sostanza psicoattiva.
Per tale motivo, è importante mettere in evidenza la sempre maggiore diffusione del CBD che, insieme al THC, costituisce uno dei due principali componenti della pianta della Cannabis. In particolare, focalizzeremo la nostra attenzione sui suoi benefici e le relative evidenze scientifiche, in modo tale da promuovere l’efficacia di un prodotto sempre più presente sia in Italia, sia negli altri paesi.
Rapporto OMS e sicurezza nell’assunzione del CBD
Al giorno d’oggi, i pareri medici sulla componente non psicoattiva della pianta della Cannabis sono sempre più numerosi. Diversi studi scientifici hanno dimostrato gli effetti benefici del CBD e l’assenza di un potenziale rischio nell’utilizzo della sostanza; tra questi, è importante evidenziare il rapporto di 27 pagine stilato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) all’interno del quale si evidenziano una serie di elementi che qualificano il CBD come sostanza perfettamente tollerata sia da uomini che animali, che non causa alcun tipo di dipendenza e non produce effetti psicoattivi riscontrabili invece nel THC, l’altro componente (più diffuso e conosciuto) della pianta della canapa.
Citando il documento, “ad oggi, non ci sono prove dell’utilizzo ricreativo del CBD o di problemi di salute pubblica associati all’uso di CBD puro”.
All’interno del documento vengono inoltre approfonditi una serie di aspetti riguardanti la sostanza come la sua composizione chimica, l’utilizzo industriale, le sue applicazioni, i risultati su uomini e animali e il suo utilizzo come terapia medicinale. Focalizzando la nostra attenzione su quest’ultimo aspetto, sfortunatamente gli Stati Uniti non fanno parte di quei paesi che hanno adottato il CBD in tal senso. Ciò è dovuto al fatto che negli USA, diversi consumatori di CBD hanno acquistato in dosi massicce dei farmaci non regolamentati; questi ultimi possono risultare di scarsa qualità ed essere quindi dannosi per la salute, poiché non tutti i prodotti derivanti dalla cannabis possiedono la stessa composizione né, tanto meno, lo stesso metodo di estrazione.
Medici e quadro legislativo “grigio“
Nonostante l’affermazione univoca, confermata a livello mondiale secondo la quale il CBD è considerata dai medici una sostanza sicura, non psicoattiva e che non provoca dipendenza, e nonostante il riconoscimento da parte dello Stato italiano della legalità di questo componente, il quadro legislativo risulta ancora incerto.
Che significa?
Gli effetti benefici del CBD sono innumerevoli, e per tale motivo il componente sembrerebbe essersi guadagnato la fama della “panacea per tutti i mali”. Uno studio del 2013 pubblicato dal British Journal of Clinical Pharmacology analizza nel dettaglio i vari effetti che la sostanza produce. Tra questi possiamo elencare:
- Ansiolitico e antipsicotico;
- Analgesico;
- Antinfiammatorio;
- Antiemetico;
- Antitumorale e antimetastatico;
- Neuroprotettivo.
I medici specialisti si focalizzano in particolare su questi ultimi due aspetti. Nonostante il CBD non venga classificato all’interno della categoria dei farmaci, esso rappresenta un coadiuvante nel trattamento delle terapie del dolore. Ciò significa che si rivela incredibilmente efficace nel combattere i sintomi legati a patologie particolarmente gravi, quali tumori ed epilessia le quali, sfortunatamente, risultano spesso resistenti ai farmaci tradizionali.
Questo elemento è quindi considerato croce e delizia della sostanza, poiché la prescrizione medica sulla base della Cannabis come trattamento terapeutico è un passo che l’Italia non ha ancora affrontato a dovere. Il risultato è perciò quello di una prescrizione nell’eventualità che si presentino casistiche importanti (quali, appunto, gravi patologie); chi invece desidera confrontarsi con il proprio medico a proposito di terapie a base di CBD per combattere degli stati ansiogeni si trova ad aver a che fare con degli ostacoli non indifferenti.
Per tale motivo, la discussione con il proprio medico a proposito del CBD rappresenta ancora un tabù, sia per una consistente disinformazione a riguardo, sia per una regolamentazione ancora oggi poco chiara.
CBD nella gestione del dolore refrattario: uno studio italiano
La difficoltà nell’applicazione della regolamentazione sull’utilizzo del CBD in Italia non preclude le evidenze scientifiche.
Tra i vari studi condotti sugli effetti benefici del CBD ve n’è uno in particolare svolto dal Dott. Domenico Quattrone, specialista in Anestesia e Rianimazione presso il Centro di Terapia del Dolore del Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria.
Lo studio si focalizza sull’efficacia del CBD sul trattamento del dolore refrattario rispetto ai farmaci tradizionali su pazienti di età media intorno ai 60 anni, con dolore cronico da più di 6 mesi e afflitti da patologie di natura cronico-degenerativa quali malattie oncologiche, malattie osteoarticolari e sclerosi multipla. I soggetti presi in esame sono stati tenuti in osservazione per 5 settimane; la somministrazione del CBD è avvenuta sotto forma di olio, donato da un’azienda per il sostegno all’esperimento. Il risultato è stato un abbassamento importante dell’intensità del dolore, individuabile intorno al 35%, in un arco di tempo compreso tra le 48 e 72 ore.
Il Dott. Quattrone ha inoltre evidenziato l’importanza dell’utilizzo del CBD in formulazioni prive di THC, in modo tale da evitare gli effetti psicotropi.
Essendo quindi frequenti le casistiche in cui i farmaci tradizionali non producono degli effetti concreti sul dolore, le cure mediche a base di CBD vengono sempre più consigliate come trattamento nel medio-lungo termine.
CBD e stati d’ansia: gli effetti benefici di una sostanza naturale
Al giorno d’oggi, gli stati d’ansia rientrano senza dubbio tra le problematiche più diffuse, specialmente tra i giovani adulti. Sono innumerevoli gli studi scientifici che evidenziano l’importanza del CBD nel contrastare i disturbi d’ansia.
Come avviene?
All’interno del nostro sistema nervoso sono presenti i recettori CB1 e CB2, altresì definiti come recettori cannabinoidi e la serotonina, un neurotrasmettitore fondamentale che svolge diverse funzioni nella regolazione dell’umore, il sonno e così via. L’assunzione del CBD favorisce l’interazione con questi elementi, contribuendo a tenere l’ansia sotto controllo.
Uno studio recente, svoltosi precisamente nel 2018 nell’Università di Washington e pubblicato sul Journal of Affective Disorders ha preso in esame un campione di 1400 individui per testare l’efficacia di prodotti a base di CBD su disturbi quali ansia e stress. I ricercatori si sono avvalsi dell’utilizzo di un’app (StrainPrint), utile a tenere traccia degli effetti in funzione in base alle diverse dosi e ai ceppi di cannabis. Il risultato è stato che più della metà dei soggetti, precisamente il 58% ha riscontrato una netta riduzione dello stato d’ansia, mentre il 50% una consistente riduzione dello stress. Inoltre, lo studio ha evidenziato come, tra i disturbi d’ansia, il CBD risulti particolarmente efficace in una serie di problematiche, tra le quali:
- disturbo da stress post-traumatico;
- disturbo ossessivo-compulsivo;
- ansia generalizzata.
Altro elemento da non trascurare è la composizione del prodotto: è risultato infatti che l’efficacia sul problema risultava maggiore in un dosaggio composto da una maggior percentuale di CBD e una ridotta di THC.
Modalità di somministrazione del CBD
Con la diffusione sempre maggiore del CBD sul mercato, sono tanti i metodi di assunzione che si hanno a disposizione. Tra i più diffusi vi è sicuramente la formulazione in olio, i cristalli e le infiorescenze.
Prima di passare all’analisi e descrizione delle modalità di assunzione del CBD, è fondamentale tenere in considerazione la differenza tra canapa light e canapa medicinale. Le due sostanze si differenziano per la concentrazione: mentre la canapa light ha una percentuale di THC che non supera lo 0.2%, la canapa medicinale possiede una concentrazione maggiore della sostanza psicoattiva, ragion per cui, come sopra accennato è necessaria la prescrizione medica. Inoltre, la canapa medicinale è al momento coltivabile in Italia ma esclusivamente dall’esercito italiano. La canapa light, poiché non richiede prescrizione medica è disponibile sul mercato online e nei negozi, poiché il dosaggio minimo di THC non possiede effetto psicoattivo, di conseguenza non crea dipendenza.
Ogni prodotto contenente CBD presenta una concentrazione variabile; la nostra scelta si baserà quindi sull’effetto che si desidera ottenere, se immediato o nel lungo termine, sulla soggettività della reazione e così via.
Olio di CBD
L’olio di CBD è sicuramente il prodotto più comune. Esso viene ricavato dalla pianta della canapa attraverso diversi processi di estrazione. L’ideale è optare per un olio di CBD il più possibile naturale, quindi unito a un altro composto quale olio d’oliva, olio di semi di canapa o olio di cocco. Generalmente, l’olio viene utilizzato sottoforma di gocce sublinguali che vanno sciolte in bocca per qualche secondo.
Cristalli di CBD
Un metodo altrettanto conosciuto, i cristalli di CBD si rivelano particolarmente utili per favorire il consumo della sostanza senza la combustione. Anche i cristalli possiedono la stessa modalità di assunzione dell’olio, ovvero l’ingestione.
Potete quindi scegliere di inserirli all’interno di qualche ricetta; l’importante è scioglierli all’interno di un elemento grasso, come l’olio o il burro.
Infiorescenze
Le infiorescenze della cannabis sono probabilmente il metodo più diffuso e utilizzato, che prevede l’inalazione dei fumi prodotti dalla combustione dei fiori.
Tuttavia, essendo la combustione dannosa per la salute è possibile optare per gli infusi, i cui effetti potrebbero risultare più intensi rispetto alla combustione, poiché il passaggio avviene direttamente attraverso lo stomaco.