Come assumere CBD senza fumare? Utilizzando l’olio di CBD concentrato, che viene confezionato in boccette con tappo contagocce. È una delle modalità più pratiche per godere appieno dei benefici offerti dal cannabinoide. Il vantaggio dell’olio di CBD concentrato è il controllo del dosaggio, oltre che può essere portato sempre con sé.
Siccome tutti i preparati venduti sul mercato vengono distillati in laboratorio, la qualità del prodotto è veramente ottima. Solitamente, l’olio di CBD concentrato viene assunto per via orale. In che modo? Applicando alcune gocce sotto la lingua e ingerendole. Così facendo, l’effetto sarà più rapido ed efficace.
Alcune persone, invece, preferiscono diluire le gocce in poca acqua. Può andar bene, ma l’effetto voluto sarà minore e molto più ritardato.
Quante gocce CBD 10%?
La domanda a questo punto nasce spontanea: “Olio CBD: quante gocce?”. Le case farmaceutiche che producono l’olio, di solito indicano come dosaggio consigliato 10 gocce, indicando anche la quantità in milligrammi di CBD presente. Questa indicazione è molto importante per determinare quanti milligrammi di CBD vengono assunti giornalmente.
Un esempio sarebbe utile. Basandosi alle informazioni di cui sopra, una persona deve assumere 10 milligrammi di CBD al giorno. Sull’etichetta del prodotto viene indicato che all’interno di 10 gocce sono presenti in totale 5 mg di CBD. In questo ipotetico caso, la persona dovrà assumere 20 gocce di olio, le quali corrispondono a 10 mg di CBD.
Al di là dell’ipotetico discorso, molte marche scelgono volutamente di indicare come dose consigliata giornaliera 10 gocce. Questo per facilitare il dosaggio ai clienti.
Olio CBD: dopo quanto fa effetto? Siccome la durata dell’assorbimento totale è di circa 70 minuti, gli effetti iniziano a farsi sentire dopo circa 30 minuti, ma in alcuni casi anche 60. La durata totale dell’effetto è di circa 6 ore.
CBD: dosaggio ansia? La maggior parte degli studi scientifici condotti in merito consigliano un dosaggio tra i 50 mg e gli 800 mg giornalieri. Ovviamente, è opportuno prima consultare il parere del medico.
Gocce CBD: benefici? La maggior parte dei ricercatori affermano che l’effetto del CBD nella riduzione dello stress è legato alle attività nelle zone limbiche e paralimbiche del cervello. Questo è il motivo per cui l’olio di CBD offre benefici capaci di ridurre gli stati d’ansia.
Quanto CBD per rilassarsi?
CBD: effetti rilassanti? La ricerca scientifica li ha rilevati. Il CBD interagisce con molti ricettori associati a neurotrasmettitori, i quali sono responsabili delle sensazioni di benessere. Questa interazione altera in modo temporaneo la chimica del cervello e stimola sentimenti di contentezza e felicità.
Quante gocce di CBD per dormire? Dipende dal flacone. Se, ad esempio, è al 5% 10 ml e ogni goccia contiene 2,5 mg di CBD, il range sarà di 25/75 mg, ossia 10/30 gocce al giorno.
Gocce CBD: controindicazioni? Utilizzato a dosi terapeutiche, possono manifestarsi sensazioni di sonnolenza, affaticamento, mal di testa, bocca secca o vertigini. Riducendo gradualmente il dosaggio, questi effetti negativi tendono a scomparire.
CBD può essere d’aiuto ai nostri amici gatti? Scopriamolo insieme in questa guida completa.
Il CBD è ormai un prodotto entrato nelle case di molti di noi e in tantissimi stanno scoprendo le proprietà benefiche che si possono trarre, non tutti però sanno che questo integratore può essere assunto anche dagli animali e rivelarsi molto utile. Se hai un gatto in casa e vuoi scoprire come il CBD possa essere d’aiuto per il tuo animale domestico allora sei capitato nel posto giusto. Scopriamo di più su questo prodotto, il suo utilizzo e come farglielo assumere.
Miglior olio CBD per gatti
In commercio abbiamo la possibilità di trovare tantissimi prodotti a base di CBD che altro non è che un estratto naturale della pianta di canapa. Ognuno di noi perciò può trovare il prodotto migliore per il suo gatto anche in base alle varie somministrazioni che vogliamo testare. La domanda che ti devi porre però è perché dovresti somministrarglielo?
Il CBD è un ottimo alleato anche per gli animali di fatti sono numerosi i benefici che possono trarre, ecco i principali:
Forniscono i grassi essenziali ossia omega 3 e omega 6 di cui i gatti hanno bisogno ma che non sono in grado di produrre autonomamente.
Sono in grado di rafforzare il sistema immunitario.
Permettono di prevenire le patologie legate all’apparato cardiovascolare.
Permettono di migliorare l’artrosi muscolare e di prevenirla.
È ricco di vitamine e Sali minerali.
Permette di abbassare il colesterolo quando è alto.
Alleviano le problematiche e le patologie infiammatorie.
Contrasta i sintomi dell’epilessia.
Combatte lo stress domestico che spesso viene sviluppato da un’animale tenuto in casa.
Combatte l’insonnia.
Aiuta ad affrontare il percorso post-operatorio.
Allevia i sintomi di diverse patologie ecco perché non è insolito sentir parlare di CBD tumore gatto.
Come somministrare CBD al gatto?
L’olio CBD per gatti è un prodotto che non ha alcun tipo di sapore quindi possiamo scegliere di mescolarlo ai suoi alimenti giornalieri. In alternativa possiamo acquistare i croccanti con CBD per gatti che sono venduti regolarmente e possiamo trovare in tutti i negozi specializzati.
Non c’è da preoccuparsi sull’assunzione di questo prodotto in quanto l’olio è naturale al 100% e quindi non arreca alcun effetto indesiderato, ecco perché molto spesso incontriamo il CBD uso veterinario. Prima però di agire per nostro conto è sempre bene consultarsi con il proprio veterinario di fiducia soprattutto se il nostro amico felino assume dei medicinali regolarmente, spesso il CBD tende ad inibire alcuni farmaci quindi potrebbe risultare in contrasto con una terapia già avviata.
Qual è il giusto dosaggio di olio da dare?
Il CBD per gatti dosaggio varia di caso in caso, non solo in base alla problematica riscontrata o ai risultati che si vogliono ottenere ma anche in base alla forma fisica dell’animale. È bene perciò confrontarsi con il veterinario di fiducia per avere il giusto quantitativo di prodotto da dare ai nostri gatti, riuscendo così ad apportare un reale beneficio e non a creare eventuali problematiche.
Detection Labrador dog sniffing hemp leaf outdoors
Scopri tutti i benefici che il CBD può dare al tuo cane leggendo questo articolo.
I nostri amici a quattro zampe sono parte integrante della nostra famiglia ed è per questo che vogliamo e dobbiamo prendercene cura al meglio. Negli ultimi mesi è diventato molto popolare l’utilizzi di CBD per l’essere umano, ciò che però ignorano in molti è che è possibile far assumere questo prodotto anche al nostro cane e anche lui può trarre numerosi benefici da esso. Andiamo perciò a scoprire in questo articolo tutto quello che c’è da sapere su questo prodotto e sull’assunzione da parte dei nostri animali a quattro zampe.
Che cos’è il CBD?
Il CBD è un prodotto naturale al 100% che viene estratto dalla pianta della Canapa, solitamente lo troviamo sotto forma di olio di Canapa ma possiamo anche imbatterci in capsule o croccantini per i nostri amici animali. Ad oggi il CBD, come abbiamo già detto, non è più un prodotto ad esclusivo uso umano ma è anche CBD uso veterinario di fatti viene utilizzato per curare, prevenire e alleviare molte malattie. Scopriamo di più nei prossimi paragrafi.
CBD per cani ansiosi ma non solo
Anche i nostri amici a quattro zampe possono sviluppare diverse patologie legate alle stress, non è insolito imbattersi in un cane ansioso o depresso questo perché spesso soffrono la vita tra le mura domestiche. Ma i CBD per cani benefici non finiscono qui sono infatti numerosi e qui possiamo riscontrare i più frequenti:
Integrazione di vitamine e Sali minerali maggiori
Alleviano il dolore dell’artrosi ma possono anche contrastare l’inizio della malattia.
Sono di aiuto con le patologie infiammatorie e con i sintomi che ne derivano.
Permette di contrastare i sintomi dell’epilessia.
Sono di aiuto durante il percorso post-operatorio.
Combatte l’insonnia, riduce lo stress, e diminuisce l’ansia.
Rinforza il sistema immunitario.
Permette di rafforzare il sistema cardiovascolare scongiurando la comparsa di eventuali patologie legate ad esso.
Permette di abbassare il colesterolo.
È ricco di grassi essenziali in particolare omega 3 e 6 utilissimi per l’organismo.
Quanto CBD dare al cane?
Il CBD per cani dosaggio è molto variabile, dipende infatti dalla problematica che ci spinge all’utilizzo di questo prodotto fino alla stazza dell’animale. Prima di dare al tuo cane l’olio di canapa è bene confrontarti con il tuo veterinario affinché possa darti conferma che anche lui possa assumerlo, perché se da una parte è vero che il CBD cani effetti collaterali sono nulli essendo un prodotto naturale dall’altra ha degli effetti inibitori con alcuni farmaci e quindi è bene consultarsi con il veterinario di fiducia. Sarà lo stesso veterinario che ti indicherà i giusti dosaggi per il tuo cane.
Come somministrare olio CBD al cane?
L’olio di canapa viene solitamente venduto con un contagocce ed essendo insapore abbiamo la possibilità di assumere questo prodotto direttamente nel cibo di ogni giorno, senza che il nostro cane si accorga di nulla. In alternativa in commercio abbiamo la possibilità di imbatterci in soluzioni alternative come i croccanti per cani che già hanno il CBD all’interno.
Olio CBD per cani: che prezzo posso trovare?
I prezzi anche in questo caso sono molto variabili e dipendono dal tipo di prodotto che andiamo ad acquistare, più che soffermarsi sul prezzo ti consiglio di acquistare il miglio olio CBD per cani che fa al caso tuo. Scopri quelli consigliati da CBD-Life.
Il cannabidiolo o anche conosciuto come CBD può essere utilizzato per combattere gli stati d’ansia? Scopriamolo in questo articolo.
Negli ultimi mesi si è visto un incremento notevole di persone che hanno iniziato a soffrire di stati d’ansia invalidanti e attacchi di panico. La causa di questo incremento la dobbiamo riportare anche alla pandemia di Covid-19 che stiamo vivendo e che ha causato evidenti problemi di salute mentale ad una grande parte della popolazione. Gli stati d’ansia però per quanto invalidanti possono essere risolti ed eliminati, in questo articolo andremo a scoprire come il CBD possa intervenire per contrastare gli aspetti più gravi di queste condizioni mentali, quindi vedremo il miglior CBD per ansia e il CBD per attacchi di panico. Continua questa lettura e scopri tutto quello che c’è da sapere.
Ansia e attacchi di panico: cosa sono e quando preoccuparsi?
La paura e l’ansia sono due emozioni naturali con cui ognuno di noi nasce ed è giusto avere. Queste due emozioni ci permettono di allontanare i pericoli e di vivere una vita normale. Al tempo stesso però queste emozioni, in determinate situazioni, possono prendere il sopravvento e finché si tratta di episodi sporadici non c’è da preoccuparsi. C’è invece da preoccuparci quando le emozioni diventano invalidanti e ci impediscono di vivere la vita normale che vorremmo. Spesso infatti paura e ansia si trasformano in attacchi di panico e da qui possono nascere un’altra serie di problematiche come l’agorofobia e l’ansia sociale. Queste problematiche non ci permettono di vivere normalmente.
Ad esempio l’agorofobia è la paura di frequentare determinati posti o di uscire di casa, in base al tipo di gravità riscontrata nella persona che ne soffre. Mentre l’ansia sociale è un tema molto più vasto che va a colpire molte sfere diverse dal parlare in pubblico, al confronto con altre persone, al problema al lavorare in team e molto altro.
Il CBD come aiuta per l’ansia e gli attacchi di panico?
Il CBD ossia il cannabidiolo è un rimedio naturale che deriva dalla pianta di canapa e che viene utilizzato fin dall’antichità ma solo negli ultimi anni in Italia è tornato ad essere legale il suo utilizzo. Ed è proprio questa nuova legalità e la possibilità di acquistarlo in negozi specifici che ha dato modo a molti di sfruttare questo prodotto per la cura dell’ansia e degli attacchi di panico.
Secondo molti ricercatori e alcuni studi che sono stati eseguiti il CBC è in grado di ridurre lo stress ottenendo un effetto positivo sulla diminuzione dell’ansia. In particolare ha un effetto molto benefico per contrastare l’ansia sociale perché va a ridurre tutte quelle condizioni fisiche che lo stress e l’ansia eccessiva provocano in una persona. Le condizioni fisiche di cui parliamo sono ad esempio palpitazioni, nervosismo, agitazione, insonnia, e molti altri. Alleviando il sintomo è possibile ridurre gli effetti che ansia, stress, attacchi di panico causano sul fisico permettendo così alla persona che li sta affrontando di poterli affrontare in maniera più positiva.
Quante gocce di CBD per l’ansia?
Il dosaggio CBD per ansia è molto individuale e dipende puramente dalla persona che decide di assumere questo prodotto. Prima di assumerlo è consigliabile parlare con il medico di famiglia perché il CBD può interferire con alcuni medicinali, quindi se assumete regolarmente dei farmaci non assumetelo mai senza ascoltare il vostro medico.
Lo stesso medico può consigliarvi se assumere CBD possa essere una soluzione adatta a voi o se invece è meglio optare per un’altra soluzione. Ad esempio c’è un farmaco molto utilizzato in questi casi ed è lo Xanax. Se dovessimo fare un CBD e Xanax confronto potremmo dirti che il CBD è una sostanza naturale che non crea alcun tipo di dipendenza e che ha riscontri positivi su chi lo assume, lo Xanax seppur efficace inizialmente non può essere assunto per lunghi periodi e essendo un farmaco può creare anche dipendenza. Quindi l’ago della bilancia sembra proprio pendere verso il CBD.
Quindi cosa fare quando si soffre di ansia e attacchi di panico?
Il miglior modo per eliminare dalla tua vita l’ansia invalidante e gli attacchi di panico è quello di rivolgerti ad un medico professionista, in questo caso è lo psicologo o lo psicoterapeuta che potranno aiutarti nel gestire la problematica e nello scoprire le cause. Inoltre potranno consigliarti bene sulla necessità dell’assunzione di CBD e ti porteranno verso un percorso guidato mirato che ti permetterà di cambiare vita evitando così di imbatterti nuovamente in questi stati d’animo. Il miglior rimedio infatti è non aspettare che passi ma iniziare a prendersi cura di se stessi a partire dall’alimentazione con una dieta regolare, per poi arrivare ad un allenamento costante e a svolgere tutte le altre azioni necessarie per una vita meno stressante e più serena liberandoti anche dell’ansia invalidante.
Alcuni componenti della cannabis possono prevenire l’infezione da Covid-19, questo perchè sono in grado di bloccare il suo ingresso nelle nostre cellule. E’ il risultato di uno studio pubblicato questa settimana da ricercatori affiliati all’Oregon State University e rilanciato da ‘Forbes’ e anche in questo articolo dell’agenzia di stampa AGI.
Nello studio dal titolo “Cannabinoids Block Cellular Entry of SARS-CoV-2 and the Emerging Variants” i ricercatori hanno scoperto che due acidi cannabinoidi che si trovano comunemente nelle varietà di cannabis, l’acido cannabigerolico (o CBGA) e l’acido cannabidiolico (noto anche come CBDA) possono legarsi alla proteina spike del nuovo coronavirus. Legandosi alla proteina spike, i due acidi possono impedire al virus di entrare nelle cellule e causare infezioni.
La ricerca e’ stata condotta da Richard van Breemen, un ricercatore del Global Hemp Innovation Center dell’Oregon State presso il College of Pharmacy e del Linus Pauling Institute, in collaborazione con scienziati dell’Oregon Health & Science University. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, van Breemen ha osservato che lo studio mostra che i cannabinoidi potrebbero essere trasformati in farmaci per prevenire o curare il Covid-19. “Questi composti possono essere assunti per via orale e hanno una lunga storia di uso sicuro negli esseri umani”, ha osservato van Breemen, “varianti resistenti potrebbero ancora sorgere in mezzo all’uso diffuso di cannabinoidi, ma che la combinazione di vaccinazione e trattamento con Cbda/Cbga dovrebbe creare un ambiente molto più impegnativo per SARS-CoV-2″.
Van Breemen ha aggiunto che Cbda e Cbga hanno bloccato l’azione delle varianti emergenti del virus che causa il Covid-19, spiegando che “la nostra ricerca ha mostrato che i composti di canapa erano ugualmente efficaci contro le varianti di SARS-CoV-2, incluse la variante B.1.1.7 , che e’ stata rilevata per la prima volta nel Regno Unito e la variante B.1.351, rilevata per la prima volta in Sud Africa”. La proteina spike e’ la stessa parte del virus bersaglio dei vaccini Covid-19 e delle terapie anticorpali. Oltre alla proteina spike, SARS-CoV-2 ha altre tre proteine strutturali, 16 proteine non strutturali e diverse componenti che van Breemen ha caratterizzato come proteine “accessorie”, tutt potenziali bersagli per farmaci sviluppati per prevenire Covid-19.
Attendiamo fiducioni altri studi in merito per consolidare questa fantastica scoperta.
La Cannabis ad uso terapeutico in Italia sta prendendo sempre più piede. Molti sono i medici che prescrivono questo tipo di terapia ai pazienti. Ma come vengono preparate le soluzioni della cannabis? Come dobbiamo conservare i preparati? Ne abbiamo parlato con il Dottor Matteo Mantovani farmacista e Responsabile Sviluppo terapie innovative della Farmacia San Carlo (Ferrara). Ecco la nostra intervista.
Qual è il processo di lavorazione delle infiorescenze della cannabis per le preparazioni?
Noi acquistiamo le infiorescenze di cannabis dall’Italia o dall’Olanda, dalla ditta Bedrocan. Ci sono dei magazzini che ci forniscono direttamente le infiorescenze femminili quindi in confezioni da 400 g. Una volta che arriva in farmacia noi prepariamo quello che è prescritto dal medico. Le formulazioni ad oggi più utilizzate sono per uso orale e per uso inalatorio. L’uso inalatorio sono per intenderci le cartine di cannabis. Noi pesiamo ogni cartina in relazione a quanto prescritto dal medico e la cannabis cruda non la trattiamo assolutamente, non la maciniamo, non facciamo niente perché appunto il paziente a casa la vaporizzerà. Utilizzerà il vaporizzatore o altro strumento per inalare i principi attivi. Quindi non la si tratta per evitare la perdita dei principi attivi. Questa è una delle preparazioni più semplici.
Preparazione per uso orale
La preparazione invece per uso orale è diversa. Il preparato più prescritto e quindi più allestito è l’olio di cannabis e la resina di cannabis. Quest’ultima è famosa soprattutto sul web col nome di RSO. L’olio di CBD è il prodotto più comodo per il paziente ed è anche quello più prescritto dal medico. È da circa 8 anni, dal 23 gennaio 2013 che la cannabis è prescrivibile da qualsiasi medico e i farmacisti quasi ogni anno migliorano quelle che sono le metodiche estrattive cercando come ultimo fine quello di estrarre tutti i principi attivi presenti nella cannabis. Come CBD, THC, terpeni, flavonoidi. In pratica tutto il fitocomplesso e cercano di preservarne la qualità. Per l’allestimento dell’olio la metodica ad oggi migliore da un punto di vista estrattivo è quella degli ultrasuoni con sonicatore. Si attivano i vari principi attivi attraverso il riscaldamento sottovuoto, poi si lascia riposare l’infiorescenza in modo tale che ci sia ricaduta dei terpeni e poi si fa l’estrazione in olio. Si aggiunge l’olio, si utilizza un turno mussole particolare che permette la dissoluzione della materia prima, poi si fanno dei cicli ad ultrasuoni con una determinata lunghezza d’onda. L’ultrasuono emette delle onde e permette alla cellula vegetale di “esplodere” semplificando al massimo la spiegazione. I principi attivi si riversano nell’olio, poi si filtra, si torchia, quindi si “spreme la poltiglia”. In questo modo di ha l’olio super-concentrato. Ho sintetizzando al massimo il procedimento per spiegartelo in modo più semplice.
Nel corso degli anni i processi di lavorazione si sono evoluti?
Sì, ci sono stati diversi metodi tra cui il bagno a ultrasuoni. Quindi è un’evoluzione diciamo. È ovvio che poi si implementano una serie di modifiche per preservare tutto il fitocomplesso. Ti faccio un esempio di un errore che ad oggi spero in farmacia nessuno faccia più. Se prendi la cannabis e la metti in forno e la scaldi, l’odore in casa è molto forte. Ecco già che si sente l’odore vuol dire che stai perdendo dei principi attivi, stai perdendo i terpeni. I terpeni sono quelle sostanze volatili odorose. Il mio obiettivo è quello di mettere nel preparato, in questo caso mettere nell’olio, tutti i principi attivi che sono presenti nella cannabis e attivarli. Nelle infiorescenze ci sono le forme acide dei cannabinoidi, non c’è THC, c’è il THCA, non c’è il CBD ma il CBDA. Per attivarli devi dargli calore, quindi prima si attivano i cannabinoidi, però preservando quelle che sono le molecole termolabili cioè che rischiano di degradare col calore.
Una delle formulazioni che desta più interesse è il gel cutaneo, in che cosa consiste e quali sono i suoi effetti sul corpo?
Il gel cutaneo purtroppo da settembre è uscita una circolare che lascia spazio a molti dubbi a molte interpretazioni, e noi assieme ad altre 15/16 farmacie abbiamo fatto ricorso al TAR per quanto riguarda le preparazioni. Gli estratti di cannabis secondo la circolare sono intesi solo per uso orale e inalatorio. Quindi tutte le altre vie di somministrazioni non sarebbero contemplate. Questo ha fatto sì che quei pochi medici che utilizzavano somministrazioni alternative come ovuli per la menopausa, supposte per patologie locali e i gel non li prescrivessero più.
Per quanto riguarda le preparazioni al CBD invece?
Il farmacista purtroppo ha le mani legate cioè senza ricetta non può fare niente. In farmacia senza ricetta non si fa nulla. Noi siamo obbligati a acquistare CBD qualitativamente di grado alimentare o farmaceutico ovviamente si può fare riferimento alimentari quando il farmaceutico manca. Quindi anche la qualità dei CBD è differente e con questo anche il costo. Le preparazioni a base di CBD si possono essere più gestibili, o meglio, ad oggi si possono fare appunto l’olio che è la preparazione più frequente per uso orale. Talvolta venivano prescritte creme a base di CBD per trattamenti topici che però venivano sempre associati a preparazioni per uso orale. Il CBD ha un effetto antinfiammatorio.
Quali sono le preparazioni che sono meglio assimilabili dal nostro organismo ?
Dipende dalla patologia, non c’è una via di somministrazione o preparato migliore. Noi trattiamo l’argomento per uso terapeutico quindi in relazione alla patologia in relazione alla velocità di insorgenza degli effetti positivi della terapia il medico sceglie la via di somministrazione. La via inalatoria velocissimamente ho un picco ematico elevatissimo dei principi attivi. Però dura poco 2/3ore indicativamente. Quindi devo ripetere l’assunzione più volte. L’assunzione per via orale non ha il picco ma permette una presenza costante dei principi attivi all’interno del corpo. Una sorta di effetto rilascio, ovvero, mi serve un principio attivo quasi sempre nel il mio corpo. L’olio in questo caso è il preparato da prediligere. Se ci sono dei dolori lancinanti che devono essere trattati rapidamente allora si utilizza la funzione inalatoria, se c’è ad esempio dolore cronico sempre basso ma sempre presente, allora uso un preparato per uso orale. Il CBD viene assorbito molto bene da un punto di vista intestinale.
Fino a qualche anno fa per un farmacista parlare di cannabis medica poteva essere quasi un reato, ora la situazione è ancora così oppure ci sono stati dei cambiamenti rilevanti?
Purtroppo ad oggi nulla è cambiato. Noi siamo una delle farmacie che sono state multate. C’è sempre il problema di reperimento della cannabis, quindi la cannabis scarseggia molto spesso e poi a settembre è uscita questa circolare che ha aumentato la confusione attorno alla materia, sia per quanto riguarda i preparati sia per quanto riguarda la consegna a domicilio. La circolare ha “messo dei vincoli” alla consegna a domicilio soprattutto in un periodo come quello del covid-19 dove si sta tutto spostando verso la facilitazione della consegna delle terapie ai pazienti. Quindi molte farmacie non fanno questi preparati e non hanno la Cannabis perché mancante. Ricordiamo che l’allestimento dei preparati a base di cannabis non è assolutamente remunerativo per le farmacie.
La vendita della cannabis ha un prezzo fissato di €9 al grammo più onorario che dipende dalla preparazione. Noi la cannabis la acquistiamo dai 9 ai 10 € al grammo, quindi, la acquistiamo talvolta a prezzi superiori rispetto a quelli con cui la vendiamo. È vero che ammortizziamo questa differenza con l’onorario, però se io farmacista per fare l’olio ci metto 10 ore più o meno e vado a mettere un onorario che è indicativamente di 35/40 euro capisci bene che devo avere almeno 5/6 clienti per ammortizzare le spese. I macchinari sono costosissimi, un ultrasuono costa €2.000. Per tutti i macchinari siamo sui 20-25 anche €30.000, senza contare la manutenzione. Anche per questo motivo molte farmacie non fanno cannabis terapeutica, perché ci sono più rischi che altro. Quindi alla fine il paziente si vede la possibilità di prendere terapia da poche farmacie in Italia ma molto spesso non abita lì vicino e quindi con la circolare di settembre è tutto più difficile.
Che tipo di vincoli pone la circolare?
Se vai a leggere la circolare hanno messo confusione sulla possibilità di fare consegne a domicilio da parte delle farmacie. Da un punto di vista lessicale hanno lasciato tante interpretazioni, non è chiaro se il cliente deve delegare la farmacia, se il cliente che deve delegare il vettore, non è chiaro. Visto che si tratta di una sostanza stupefacente abbiamo fatto ricorso per avere chiarezza sull’argomento. Non si può lavorare in questa situazione.
Come si conservano le preparazioni?
Dipende da preparazione a preparazione. Le cartine basta tenerle nel contenitore originale con etichetta della farmacia a temperatura non superiore ai 25 ° come normali farmaci. L’olio invece lo allestiamo in flaconi neri fotoassorbenti, in modo tale che la luce non danneggi il prodotto. Questo deve essere conservato in frigo, soprattutto una volta aperto. Perché è un estratto vegetale senza conservanti e quindi deve essere conservato bene, in frigo.
Dal punto di vista del fabbisogno Nazionale?
Il sito del Ministero della Salute riporta tutti i numeri e negli ultimi 4 anni la crescita del fabbisogno è esponenziale. Quindi ci chiediamo perché non aumentano i quantitativi di cannabis? Le risposte possono essere tante… Per un discorso ideologico piuttosto che un problema produttivo, per un incapacità da parte dei magazzini esteri di soddisfare il nostro fabbisogno. Le ditte estere non spediscono la materia prima solo a noi ma anche ad altri stati europei quindi è possibile che non riescono a soddisfare tutti. Le istituzioni italiane stanno chiedendo la possibilità di dare l’autorizzazione ad aziende pubbliche o private per preparare cannabis ad uso medico. In alcuni paesi hanno addirittura il problema opposto, non sanno dove tenere tutta la canapa che producono. Il discorso paragone con altri paesi è un po’ difficile farlo, però ti dico come leggi, in Italia è una delle leggi migliori a livello europeo per l’uso medico. Nel nostro Paese ogni medico può prescrivere la cannabis medica. Ciò non avviene in Francia, non avviene in Germania e non avviene in Spagna.
Ci sono effetti collaterali? Qual è il futuro della cannabis nel nostro Paese?
La canapa ad uso terapeutico è da considerarsi, come tutti gli studi scientifici stanno dimostrando, un farmaco. Quindi come tutti i farmaci ha effetti secondari, collaterali come tutti i farmaci. Gli effetti secondari della cannabis soprattutto per alcune formulazioni tipo quelle inalatorie sono più frequenti rispetto a quelle ad uso orale. I pazienti che non hanno mai utilizzato prodotti a base di cannabis devono stare un po’ più attenti e vanno anche istruiti all’utilizzo. Ad esempio l’effetto secondario dello sbandamento mentale può essere per alcuni spiacevole. Quindi anche i pazienti vanno educati all’uso della cannabis in un certo modo. L’obiettivo è quello di far capire bene che è un effetto reversibile e va via nel giro di 2-3 ore. Però bisogna spiegarlo bene. Bisogna vedere anche alcune interazioni con altri farmaci soprattutto le benzodiazepine, cioè Lo Xanax e il Valium o anche altri antidepressivi che possono interagire con la cannabis. Importante assumere la cannabis lontano da questi tipi di farmaci. Poi la quantità di cannabis che si assume genera effetti molto personali, reagiamo tutti in modo differente.
Ogni persona ha la sua reazione. Ognuno di noi ha un sistema endocannabinoide che è un insieme di recettori e molecole con cui si legano i fitocannabinoidi della cannabis. Ognuno di noi ha un quadro di recettori diverso e ognuno di noi ha un numero di recettori diverso da persona a persona. Questo permette di avere un effetto diverso anche con lo stesso dosaggio. Anche la composizione corporea conta: una persona con più tessuto adiposo avrà un effetto diverso e un tempo diverso di reazione alla cannabis. Sono tanti fattori che influiscono. Sul futuro della cannabis vedo grandi potenzialità. Sulle decisioni prese a livello europeo, a livello mondiale, spazio di miglioramento c’è sempre. Io penso che la cannabis sia un’opportunità, sia per l’ambiente medico che per lo stato italiano. È tutta economia del paese soprattutto in un momento come questo dove c’è necessità di fare girare economia. Io spero che ci possono essere solo dei miglioramenti perché alla fine quello che conta è il feedback dei medici ma soprattutto dei pazienti. Quando il paziente le ha provate tutte e con la cannabis si trova bene, penso che quella sia la via corretta.
Ci sono delle varietà di cannabis che sono limitate per la prescrizione medica in Italia?
No, le prescrizioni vengono redatte su piani mensili solitamente, la terapia dipende dal dosaggio. La prescrizione a pagamento è più svincolata, la prescrizione è mutuabile che dipende da regione a ha più restrizioni cioè deve seguire delle linee guide più ferree, in termini di quantitativi prescritti, dosaggi. La prescrizione a pagamento è più libera ma ovviamente è limitata anche quella dei quantitativi. Personalmente non ho mai evaso più di un mese in termini di cartine. Non posso evadere troppa cannabis per un unico paziente ma devo diminuire per permettere a più pazienti di usufruire della terapia.
E’ scontro sulla cannabis. Il Presidente del consiglio Mario Draghi ha affidato la delega per le politiche sulle droghe a Fabiana Dadone, già Ministro per le Politiche giovanili (nel precedente governo la delega era nelle mani del premier Giuseppe Conte). La notizia ha suscitato dure reazioni. L’esponente del movimento 5 stelle è nota per le sue idee non certo proibizioniste anzi nella scorsa legislatura è stata firmataria di una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. In primis nella levata di scudi, la leader di Fratelli d’Italia: “E’grave e deludente che, per un compito così delicato come la lotta alle dipendenze, sia stato scelto un esponente politico firmatario di proposte per legalizzare la cannabis. Non è questa la discontinuità che ci aspettavamo da Draghi” ha dichiarato Giorgia Meloni.
Da Forza Italia addirittura si arriva mettere in dubbio la tenuta dell’esecutivo. Il senatore Maurizio Gasparri si dice “pronto a qualsiasi iniziativa contro il governo. Sulle droghe servono politiche di contrasto, di prevenzione e di recupero, non certo politiche di apertura o di resa. Un governo che andasse avanti in questa direzione sarebbe un governo morto.”
Lapidaria la dichiarazione di Matteo Salvini: “La droga, ogni droga, è morte. Nessun regalo agli spacciatori” scrive il leader della Lega.
Il fronte anti-proibizionista
Agli attacchi risponde il Movimento 5 stelle, Annunciando una proposta di legge in materia: “La delega alle politiche sulle droghe alla ministra Dadone ha aperto una gara a chi è più oscurantista, con punte di prepotenza notevoli. La Corte di Cassazione ha già stabilito i limiti entro i quali è consentita la coltivazione della cannabis per uso personale e presto calendarizzerò la proposta di legge per inserire quei principi nel nostro ordinamento, anche per sostenere il diritto dei malati a curarsi con la cannabis”, dice Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato M5S.“
Dal canto suo la ministra ha risposto alla lettera inviata dagli oltre 400 digiunatori per la cannabis a Draghi e al responsabile della Salute Speranza, in cui si chiedeva tra le altre cose di iniziare a preparare la convocazione della Conferenza Nazionale sulle droghe che non si svolge dal 2009.
La missiva a prima firma Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni e Leonardo Fiorentini di Forum Droghe. Nel documento si chiede anche di ritirare il decreto che inseriva il CBD nelle tabelle delle sostanze psicotrope.
La Dadone ha promesso che, compatibilmente con l’emergenza sanitaria, il processo inizierà quanto prima.
Intanto anche a New York la cannabis diventa legale.
Nello stato della grande mela, la cannabis si potrà coltivare e usare a scopo ricreativo.
Lo Stato di New York ha adottato una legge che legalizza l’uso della cannabis .
Gli adulti di almeno 21 anni, è stabilito, potranno acquistare cannabis e coltivarne piante a casa per uso personale. Il governatore Andrew Cuomo ha firmato la normativa 12 ore dopo che il Congresso dello stato l’aveva approvata: “Per troppo tempo, il divieto della cannabis ha preso di mira in modo sproporzionato le comunità di colore con pesanti pene detentive”, ha dichiarato in una nota il governatore confermando: “Questa legge storica rende giustizia alle comunità a lungo emarginate, e abbraccia una nuova industria che farà crescere l’economia.”
Il carattere rivoluzionario del provvedimento sta anche nel fatto che prevede la cancellazione dei casellari giudiziari delle persone precedentemente condannate per crimini che ai sensi della nuova legge non esistono più.
La norma fissa a 85 grammi il nuovo limite per il possesso personale. e consente di coltivare in casa fino a tre piante, con un limite di sei piante per nucleo familiare. Ovviamente la cannabis ad uso personale e ricreativo è molto differente dalla cannabis per uso terapeutico.
L’impatto economico
Secondo l’ufficio del governatore, il nuovo provvedimento darà impulso all’economia e si stima che potrebbe portare fino a 350 milioni di dollari di entrate fiscali annuali e creare decine di migliaia di posti di lavoro.
I precedenti tentativi di legalizzare la marijuana erano falliti proprio per disaccordi sulla distribuzione delle entrate fiscali provenienti dalle vendite.
Ora un accordo è stato raggiunto: un’aliquota fiscale del 14% che include il 9% per lo stato, il 3% per il comune in cui viene effettuata la vendita e l’1% per la contea. Insomma ci guadagno tutti: pubbliche amministrazioni, privati e consumatori.
Di quel 9%, il 40% è stato stanziato per le comunità colpite in modo sproporzionato dalle precedenti leggi sulla proibizioniste, il 40% andrà alle scuole e il 20% per medicine e istruzione.
La normativa inoltre consente alle persone con condanne passate e a coloro che sono coinvolti nel mercato illecito della cannabis di partecipare al nuovo mercato legale.
Una sorta di sanatoria, ma con lo spirito di inserire nel nuovo mercato legale chi era “impiegato” nel precedente illegale. Gli americani, è risaputo, sono un popolo molto pratico.
Forti dell’etica protestante danno un ruolo fondamentale all’impatto economico delle cose.
E non è un caso che le autorità hanno sottolineato, presentando il rivoluzionario provvedimento, l’indotto economico in termini di fatturato, tasse e posti di lavoro. Tutto quello che ricade sull’intera comunità. In questi termini l’innovazione risulta più digeribile di fronte allo consuete opposizioni proibizioniste.
Infatti secondo una indagine presentata al senato e curata dal Caucus on international narcotics control: le vendite di cannabis legale nel 2020 hanno raggiunto il record di 17,5 miliardi di dollari, con un aumento del 46% rispetto al 2019 – grazie soprattutto all’apporto del settore terapeutico.
Nello scorso novembre tutti i referendum sulle droghe sono passati; molti di loro con margini considerevoli. Arizona (favorevoli al 60%), New Jersey (67%), Montana (57%) e South Dakota (53% per la ricreativa, 69% per la terapeutica) hanno legalizzato la cannabis per uso ricreativo.
Il Mississippi ha approvato con il 68% dei voti il quesito che apre all’uso terapeutico della cannabis.
Salgono così a 34 gli Stati che hanno attivato programmi di cannabis medica e a 15 quelli che hanno legalizzato la cannabis per tutti gli usi (più il Distretto della Capitale Washington).
Intervista al dottor Carlo Privitera, specialista in chirurgia d’urgenza ed esperto di cannabis medica.
La cannabis terapeutica rappresenta oggi un valido aiuto per molti disturbi e patologie, come espresso anche dall’OMS.
Per conoscerla meglio ci avvaliamo per prezioso aiuto del dottor Carlo Privitera, ideatore e fondatore di progetto medicomm, primo sistema di teleassistenza sanitaria attiva in Italia, con focus sulle terapie a base di cannabinoidi.
Dottore, cosa si intende per cannabis terapeutica?
La cannabis terapeutica o come preferisce chiamarla il nostro ministero, la cannabis medica, è un farmaco a tutti gli effetti perché rientra in tutte le normative del farmaco. All’Università, nella prima lezione di farmacologia ci dicono che non esiste farmaco senza effetti collaterali.
In realtà oggi sappiamo che il farmaco che non ha effetti collaterali esiste e si chiama cannabis medica. Oggi abbiamo una classe di farmaci, perché non è solo un farmaco, oggi parliamo di fitocomplesso; è come avere diverse varietà di aspirina che possono servire a seconda delle necessità e dell’individuo. Quindi la cannabis è un farmaco che ci permette di personalizzare la terapia in tutta sicurezza, perché non esistono in letteratura dei lavori che parlano di effetti collaterali inerenti appunto alla somministrazione del farmaco.
Ci può parlare della base clinica a fondamento di questo assunto?
Quello che sappiamo dalla letteratura scientifica è che in tutte le malattie croniche c’è la riduzione della funzionalità del sistema endocannabinoide, cioè di un nostro sistema interno che è deputato in pratica a far funzionare tutte le cellule del nostro corpo, perché abbiamo visto che in tutte le cellule del nostro corpo è espresso almeno un recettore per i cannabinoidi.
Poi in particolar modo ci sono i recettori a livello del tessuto cerebrale e a livello del tessuto immunitario. Quindi questo fa sì che il sistema endocannabinoide possa essere etichettato come un sistema di controllo e come un sistema di adattamento allo stress. Questo è il primo pilastro su cui fondiamo la nostra operazione.
Che vuol dire questo? Vuol dire che possiamo assimilare il concetto della malattia cronica parlando del sistema endocannabinoide, allo stesso identico modo di qualsiasi altro deficit endocrino. Così come, io faccio sempre l’esempio quando non funziona della tiroide, diamo l’ormone tiroideo sostitutivo. Quindi nella pratica clinica, e questo lo dico dopo 6000 casi trattati in questi anni, quello che in realtà facciamo è una terapia di reintegro nei pazienti di una serie di fattori che si vanno perdendo o consumando durante le fasi croniche della malattia, che sono appunto gli endocannabinoidi.
Come agisce la cannabis medica sull’organismo?
Agisce fondamentalmente attraverso un legame con i recettori che sono praticamente in ogni cellula del nostro corpo.
Il sistema endocannabinoide inizia ad agire quando i nostri genitori ci concepiscono e termina la sua azione dopo che il cuore ha smesso di battere alla fine della nostra vita. Dal punto di vista clinico, fisiopatologico, che è una parola difficile che sta per intendere cosa non funziona, e perché non funzionano le cose quando ci ammaliamo, la cannabis va fondamentalmente a regolare l’azione del sistema nervoso centrale e questo lo vediamo molto bene ad esempio nel trattamento delle patologie neurodegenerative e dei problemi delle malattie del movimento, come la sclerosi multipla. Lo vediamo benissimo nelle epilessie dove riusciamo grazie alla cannabis a controllare i canali ionici, quindi a ridurre l’eccitabilità del tessuto nervoso, con miglioramento del quadro clinico.
Per quali patologie è indicata la cannabis terapeutica?
Nella pratica clinica in tutte! In tutte perché possiamo individuare la cannabis medica come un farmaco sintomatico, ma allo stesso tempo un farmaco che tende a riequilibrare un equilibrio del nostro organismo che fondamentalmente è mantenuto dal sistema endocannabinoide.
Quindi il concetto è: sappiamo che ogni volta che c’è uno stato acuto di infiammazione, nelle cellule del sistema immunitario, abbiamo un’espressione aumentata dei recettori CB2, quindi di alcuni recettori della cannabis; è come se il nostro corpo andasse ad indicare qual è il bersaglio contro cui andare a sparare i colpi per migliorare il quadro clinico fondamentalmente.
Quindi da questo punto di vista, dove è indicata la cannabis medica? Ovunque ci sia un’alterazione del sistema immunitario. Quindi per definizione quasi tutta la patologia medica è una patologia su base disimmune, cioè di alterazione del sistema immunitario.
In Italia chi può prescrivere la cannabis medica?
Qualsiasi medico abilitato alla professione, quindi dal medico di medicina generale, allo specialista.
Nell’immaginario collettivo ci sono anche dei pregiudizi; quali sono gli effetti collaterali della cannabis medica?
Allora non dobbiamo parlare degli effetti collaterali per definizione, perché l’effetto collaterale è un effetto dovuto ad un danno cellulare.
Per intenderci, quando io prendo l’aspirina o un antinfiammatorio, lo stomaco brucia perché c’è stato un danno cellulare, qualche cellula della mucosa gastrica è andata in sofferenza o è anche morta, e questo lo vediamo, se faccio abuso di questi farmaci in tante conseguenze.
Il concetto è: l’effetto collaterale è secondario ad un danno cellulare, invece l’effetto secondario, per quello che possiamo avere con i cannabinoidi, non comporta nessun danno cellulare, ma è solo l’effetto conseguente al fatto che una molecola che si lega ad un recettore, ha delle conseguenze biologiche. Ma una volta che questo legame si perde normalmente come per tutte le molecole, l’effetto si viene a perdere.
Oltretutto dobbiamo specificare una cosa fondamentale; quando parliamo di cannabis non parliamo di un solo principio attivo, ma di un fitocomplesso, quindi più di 700 molecole che sono presenti nello stesso fiore. Tra queste una sola in realtà è responsabile degli effetti psicotropi, ossia il THC.
Tutte le altre, il CBD per primo, non hanno assolutamente questo tipo di attività, ed il CBD è stato etichettato dall’organizzazione mondiale della sanità come il principio attivo praticamente più sicuro al mondo, per il quale non è stata trovata una dose letale, ossia non ne puoi assumere una dose tale da arrecare danni irreversibili. Quindi questa è la cosa fondamentale: il profilo di estrema sicurezza del farmaco.
Continuiamo a parlare del CBD: mi spiega il suo uso terapeutico?
Il CBD è una molecola che io amo tantissimo, per il semplice fatto che la uso tantissimo per andare ad associarla a tutto l’intero fitocomplesso.
Cioè vado a fare un’integrazione delle mie prescrizioni, delle formulazioni che richiedo al farmacista, con CBD puro per avere dei rapporti particolari con i componenti. Il CBD puro ha un suo sbocco nel mercato farmaceutico con standard elevati di qualità e di normativa con controlli elevati e quant’altro; questo CBD avrà un mercato assolutamente in espansione.
Ma ben presto ci si renderà conto che tutto il resto e non è da buttare via, perché si lavora con il CBD puro oggi, ma poi si lavorerà con altri cannabinoidi puri, da associare sempre all’intero fitocomplesso per un concetto logico: il CBD sta dentro quelle 700 molecole e non posso immaginare anche lo stesso effetto, diciamo a 360°, come con la totalità dei principi che sono presenti nella pianta.
Però al contempo, a mio avviso il ruolo del CBD puro o di prodotti integrati con CBD, con tulle le filiere che possono venir fuori dall’integrazione all’alimentare, deve essere assolutamente l’indirizzo che deve prendere questo mercato.
Perché dal punto di vista medico io non posso assolutamente consigliare ad un paziente un CBD che non sia di grado farmaceutico, o uno di questi prodotti che sono presenti sul mercato; non posso perché sono etichettati per uso tecnico.
Quindi c’è un vuoto normativo importante, però da parte del produttore ci dovrebbe essere un impressione a dire: “No guarda io non voglio entrare in quel mercato perchè è un mercato assolutamente diverso (quello farmaceutico) ma voglio prendermi questa fetta del mercato alimentare e di integrazione.
Perché quello che io faccio nella terapia medica è un’ integrazione massiva di questi elementi. Ma siccome sappiamo che in generale lo stress e l’avanzare dell’età portano ad una riduzione della funzionalità del sistema endocannabinoide, allora io sarei il primo a consigliare ad un paziente un’integrazione alimentare con prodotti al CBD perché sicuramente è meglio utilizzare quelli, insieme ad un supporto alimentare.
Il mio obiettivo da medico prescrittore di cannabis non è quello di prescrivere la cannabis, ma è quello di arrivare a non prescriverla più, perché le persone tendono a non ammalarsi.
Quindi se poniamo tutto su questa logica, ha un significato terapeutico, ma terapeutico vero, ossia preventivo, il mercato del CBD e degli integratori al CBD, un mercato, che venga normato e che venga etichettato dai produttori stessi che abbiano la coscienza di dire che non è un farmaco.
Se facciamo quattro conti vediamo ormai che gli integratori hanno quasi superato la spesa farmaceutica. Quindi punta lì se vuoi fare qualcosa. Questo è il mio consiglio spassionato
Qual è il modo migliore di assunzione? Perché ci sono tantissimi prodotti.
Si, ci sono tantissimi tipi prodotti. Ora dirò una cosa che mi renderà poco simpatico ai più. Uno studio dell’Università di Milano nel 2017 ha evidenziato come in moltissimi casi le etichette non rispondono al contenuto: quando andiamo a leggere 30% di CBD per esempio.
Ma siccome questi prodotti non sono sottoposti ad una catena di controlli, quello che succede è che il prodotto finito che arriva al consumatore finale, è un prodotto il cui titolo è nella migliore delle ipotesi dimezzato.
Il concetto è che, non essendo un prodotto di uso farmaceutico e quindi destinato e ad un controllo continuo che ne garantisce la stabilità e la riproducibilità, ovviamente entro certi limiti perché parliamo sempre di un fiore, non si può dare alcun tipo di parametri in termini farmacologici. Quindi al paziente che prende l’olio di CBD, io posso dire di continuare a prenderlo, ma io non posso farmi i calcoli di quanto ne sta prendendo.
Qual è l’effetto che ha il CBD su una persona sana?
Il sistema endocannabinoide è un sistema di controllo e di supporto per lo stress.
Lo stress consiste nel fatto che un qualsiasi stimolo a cui siamo sottoposti, ad un certo punto, può superare la soglia del compenso. Ma anche se non la supera comunque ci impegna. Facciamo un esempio : io posso fare una corsa di 2 km.
Posso fare una camminata veloce o una corsa più intensa. Può essere una cosa che mi impegna fisicamente in maniera acuta. Alla fine dei 2 km mi sono stancato in maniera diversa e allora nei due casi cosa è successo? È successo che comunque il mio corpo si è dovuto adattare e allora comunque è stato impegnato il sistema endocannabinoide. In questo caso la fatica è uno stress.
Quindi ogni giorno il nostro sistema endocannabinoide decide di adattarsi; deve aiutarci a stare in un ambiente ricco di stimoli di tipo fisico, di tipo chimico e anche di tipo relazionale come chi ha problemi sul lavoro per esempio.
Inoltre in questo momento chi non ha una forte dose di stress per la pandemia?
E’ come la tortura cinese della goccia: ogni giorno siamo sottoposti a tutto questo.
Ora quando siamo in buona salute, quando siamo giovani, quando manteniamo una buona alimentazione, tendiamo a mantenere tutti i sistemi di controllo in buon funzionamento; quindi il sistema endocannabinoide su tutti e la ghiandola pineale che produce la melatonina, infatti spesso si dice “dormo bene”.
Quindi il concetto qual è? Non è assolutamente controindicato! Anzi dopo i 40 anni come sarebbe indicata per esempio l’integrazione di melatonina in tutti i soggetti, sarebbe assolutamente indicata anche una prevenzione alimentare con il CBD, perché integrare quello che ogni giorno noi consumiamo sicuramente male non fa, visto che domani lo riconsumeremo.
E il fatto che lo consumiamo, attenzione, c’è anche questo particolare, potrebbe innescare un circolo vizioso. Perché di solito l’ansia e lo stress ci fanno male la notte; l’indomani sono più nervoso e così via.
Dobbiamo quindi aiutare il nostro corpo, la nostra mente tutti i nostri sistemi biologici, nel portare lo stesso quotidiano, specialmente dopo una certa età.
Ma attenzione :nell’ottica di un supporto preventivo non curativo!
Allora il CBD farebbe veramente da padrone proprio perché assolutamente è privo di alcun tipo di rischio.
Allora le faccio la domanda che farebbe qualsiasi persona leggendo questa sua risposta : in modo fare questa integrazione? Quali dosi?
Io quello che posso dire nella mia esperienza clinica è che nella maggior parte dei casi si può trattare lo stress quotidiano con una dose di 15 -20 mg di CBD al giorno, ma che siano veramente 15-20mg al giorno e che si assorbano completamente.
Quindi fare un’integrazione con 10- 15 mg di CBD al giorno di grado farmaceutico o comunque per chi vuole fare con l’alimentazione, sarebbe meglio integrare l’olio di oliva con un olio di canapa o con un olio comunque addizionato al CBD.
Ecco in questo senso potrebbe essere una coccola per i nostri sistemi biologici.
Per integrazione direi che 15- 20 mg al giorno sono al dose, come ho visto nella mia esperienza, più che sufficiente.
Un’ultima domanda: mi parla del progetto medicomm?
Il progetto medicomm nasce nel 2016. Io vengo dalla chirurgia generale e sono stato in ospedale a Licata; e lì mi sono fatto un po’ le ossa per quanto riguarda la comprensione di alcune dinamiche sanitarie.
Dopo vari dissidi con l’amministrazione ho deciso di mandare tutti a quel paese con la promessa di creare un sistema sanitario privato ma economicamente sostenibile e che costasse meno dello Stato.
Questa cosa l’ho realizzata con il progetto medicomm che in atto costa meno della medicina generale. Siamo nati come teleassistenza, perchè nello studio della cannabis medica, in pratica abbiamo capito che è impossibile gestire il paziente attraverso le normali dinamiche.
Di solito il paziente che viene in ambulatorio, torna dopo un mese, due mesi, quello che sia, ma io ho necessità di acquisire giornalmente dei dati che mi permettono di personalizzare la terapia nel più breve tempo possibile.
Quindi da un punto di vista economico, il mio obiettivo è che il paziente mi dica soltanto “dottore è finito il farmaco, la ricetta è scaduta, devo rifare la ricetta”
In un sistema privato questa cosa dà il massimo ritorno, lo darebbe anche nel sistema pubblico, ma lasciamo perdere.
Nella pratica questo vuol dire che il nostro obiettivo è portare il paziente, anche se un paziente cronico, ad un livello di qualità di vita per cui il suo rapporto con il medico è solo di informazione, aggiornamento e di rinnovo della prescrizione, così come si fa per il paziente iperteso per esempio.
Quindi a quel punto, io non ho bisogno di vedere il paziente in ambulatorio perché lo sento ogni giorno. E questo mi permette di abbattere i costi per il paziente, ottimizzare i flussi e riuscire ad ottenere un risultato clinico nel più breve tempo possibile. E questo è quello che facciamo.
Praticamente ero partito solo, adesso siamo 7 medici per l’Italia che condividono i casi clinici.
Oggi per esempio ho sentito un paziente e abbiamo fatto una chiamata a tre.
Quindi anche il paziente che sa che ha al telefono due medici contemporaneamente e ha tutto già pagato con €70 l’anno, rimane un po’ spiazzato.
E una specie di abbonamento?
Esatto! Il concetto è : se noi dividiamo 70 euro per 12 mesi fanno €5,80, che sono 20 centesimi in meno del netto che percepisce il medico di medicina generale.
Intervista al CEO della “PKV Cannabis Lab” Marco Gandolfi Vannini.
Un prodotto di grande qualità alla portata di tutti. Azienda giovanissima la PKV Cannabis Lab nasce a Firenze nel 2019 precisamente nel territorio del Chianti, sinonimo in tutto il mondo di eccellenza italiana.
In questo caso, il moderno conte Bettino Ricasoli della canapa toscana, è Marco Gandolfi Vannini, CEO di PKV Cannabis Lab. Ricerca e sviluppo nella selezione genetica, produzione all’ingrosso, analisi e trasformazione di cannabis sativa, questa è la filosofia dell’azienda il cui servizio principale è la produzione di infiorescenze di alta qualità. Ma lasciamo la presentazione a Marco Gandolfi Vannini che gestisce l’azienda insieme ad altri due soci: Alex Postiglione e Francesco Aieta.
“La nostra azienda è un fiore all’occhiello di questo settore così nuovo così moderno così contemporaneo e dinamico anche se in realtà si rifà ad una cultura veramente antichissima quella della cannabis. Si occupa appunto di infiorescenze di altissima qualità tramite produzione Indoor.”
Perché questa particolare scelta?
Chiaramente la pianta coltivata all’esterno è esposta alle intemperie e di solito è la pianta più grezza, quella che viene coltivata per fare biomassa, per fare bioedilizia o abbigliamento.
Poi ci sono le serre di vetro oppure di plastica che vengono fatte all’esterno, chiaramente seguono la stagionalità, per cui è una pianta che fiorisce durante l’estate; di conseguenza si ottiene solamente un raccolto. Ci sono, poi, le coltivazioni indoor che sono molto rare perché sono molto dispendiose in termini di consumi e di impegno. Si produce all’interno di strutture chiuse, isolate dove c’è un clima stabile; c’è sempre la stagione estiva perché c’è una sala dedicata solamente alla fase di fioritura del prodotto ed è operativa H24 tutto l’anno. Il clima deve essere sempre perfetto, così come l’umidità.
Le luci che sostituiscono il sole sono molto dispendiose per cui non è una cosa facile. Infatti moltissimi agricoltori in questo settore pensano che sia meglio produrre outdoor, ma noi abbiamo deciso di posizionarci nella fascia più alta in assoluto.
Quali sono i vostri prodotti nel dettaglio?
Oltre al fine ludico, la canapa è venduta per fini tecnici; tutti i prodotti che noi vediamo sugli scaffali sono venduti come materiale tecnico: per uso deodorante, per biomassa e via discorrendo. Moltissime persone acquistano un prodotto da noi perché devono fare il prodotto di altissima fascia.
C’è anche un prodotto di bassa fascia e lo distribuiscono a prezzi abbastanza accessibili, mentre il nostro prodotto quasi sempre rappresenta il top di gamma.
Moltissimi Brand più conosciuti sono nostri clienti che appunto selezionano una parte limitata per fare serie limitate di prodotti di altissima fascia da imbustare e da vendere al pubblico e poi anche estrazioni di quelle che sono le materie prime e i principi attivi contenuti all’interno della cannabis che sono veramente innumerevoli. Sotto tutti gli aspetti quando la filiera acquista da noi che siamo grossisti di queste infiorescenze, quasi sempre le utilizza per finalità di prodotti di alto lignaggio.
Puoi fare un esempio di questi prodotti; cosa si trova sugli scaffali?
Si trovavano spessissimo le infiorescenze; quando si legge tutto indoor, in Italia sono 4 o 5 le aziende che producono in questa modalità.
Quello che si trova sugli scaffali è un prodotto di altissimo livello che presenta dei livelli di cannabinoidi stabili, perfetti, super curati. Oltre a questo la resa terpenica, quindi il profumo e l’aroma che si evince da quelle che sono le nostre genetiche assolutamente esclusive e selezionate è totalmente differente da quello che si trova nel prodotto outdoor di bassa fascia. Quindi quello che si trova sugli scaffali è quasi sempre una infiorescenza di altissimo livello che a 360° ha le caratteristiche portate al massimo, rispetto a quelle del prodotto che si può trovare in commercio.
Mi parli della vostra “casa”?
Noi siamo posizionati in un posto meraviglioso, premetto che questa realtà in Italia ha grandissimo spazio, perché l’Italia rappresenta per tutto quello che riguarda l’agricoltura un’eccellenza assoluta.
Non sottovalutiamo il fatto che siamo in una penisola così’ ricca d’acqua purissima, con questo clima incredibile, meraviglioso, così variabile dalla montagna, alla pianura e al mare.
Tutti i prodotti che noi andiamo a coltivare, canapa compresa, hanno una resa che stacca completamente rispetto a tutti gli altri territori nel mondo.
Quindi noi siamo posizionati nel Chianti, un luogo famosissimo per quello che riguarda l’agricoltura del vino (Chianti classico) e abbiamo deciso di posizionarci qui perché siamo a Firenze e ci sembrava opportuno continuare a seguire l’eccellenza agronomica.
E appunto presentare questo prodotto così particolare, così unico, così esclusivo seguendo questa filiera. Attualmente all’interno della nostra struttura c’è sempre personale fisso che lavora e controlla, perché le piante devono sempre essere controllate, almeno 3/4 persone. In più chiaramente abbiamo una ventina di collaboratori esterni che si affiancano a seconda delle necessità di cura.
Nel momento del lockdown, le aziende che fanno delivery hanno avuto un boom di richieste; in questo periodo, il movimento è aumentato anche per le aziende come le tue?
Questo settore è in continua espansione e noi da imprenditori abbiamo deciso di continuare ad investire. L’azienda è giovanissima, ha appena 2 anni ma abbiamo la questione della scarsità del prodotto, quindi la domanda è sempre maggiore.
Inoltre come produttori indoor, abbiamo dovuto affrontare grandissimi investimenti: in questo momento abbiamo due capannoni di circa 1200 metri quadrati, ne stiamo prendendo altri da 4000 e ci stiamo organizzando anche per tutto quello che riguarda l’energia rinnovabile. Perché il consumo energetico è piuttosto ampio; su ogni struttura abbiamo bisogno di 100 kw di autonomia e arriviamo a spendere anche mezzo milione di euro all’anno di corrente elettrica.
Sono cifre molto importanti, ma la domanda è sempre alta, noi non siamo mai riusciti a soddisfare tutta la domanda e speriamo di non riuscirci mai.
Qual’è la particolarità della coltivazione indoor rispetto a quella outdoor?
Non faresti mai un’operazione chirurgica all’esterno perché rischieresti una setticemia.
La crescita all’esterno, non in camere a temperatura controllata, comporta tantissime intemperie o contaminazioni; pensiamo solamente agli animali o alla polvere. Certo il prodotto all’esterno può essere sicuramente ben utilizzato per la bioedilizia o l’abbigliamento.
Ma per tutte le premesse che abbiamo fatto, il prodotto dovrebbe essere assolutamente incontaminato, assolutamente controllato con certificati di alto livello come avviene in tutta la filiera dell’agroalimentare. La differenza sostanziale si evince in termini di qualità e di controllo; ogni pianta viene proprio coccolata in ogni passaggio, abbiamo un sistema di irrigazione, pianta per pianta e non solo.
Addirittura abbiamo montato delle telecamere nelle nostre stanze per ogni vassoio, che vanno a verificare il grado di idratazione della pianta in quel momento.
Con dei segnalatori che ci segnalano le necessità della pianta per ovviare ad eventuali generazioni di muffe perché il clima deve essere sempre piuttosto umido.
Dopodiché il prodotto viene raccolto, pianta per pianta e viene essiccato in stanze apposite a clima controllato. Poi viene pulito a mano, fiore per fiore, trattato solamente a secco perché da umido appena raccolto il fiore rischia di perdere questa famosa resina.
Toccarlo con le mani appena raccolto rischierebbe di compromettere il grado di qualità.
Quindi viene pulito a mano fiore per fiore, controllato, poi viene conciato solamente in vetro, anche perché la concia è una fase di macerazione che dura circa una ventina di giorni, fase nella quale il fiore prende quel carattere ancora più speziato.
Dopo viene confezionato e consegnato. Ma in ogni passaggio c’è una cura decisamente maggiore per proporre un prodotto che merita un prezzo differente rispetto al prodotto coltivato all’esterno.
Si stanno scoprendo tanti altri elementi della canapa, che sembrano avere vari effetti molto positivi sull’organismo; d’altronde l’OMS di recente ha tolto il CDB dalle sostanze stupefacenti. Secondo te quali sono i prodotti più utili della canapa?
Sono talmente tanti gli effetti positivi che porta questa pianta meravigliosa sull’essere umano; sul suo sistema nervoso, sul suo sistema immunitario, anche a livello psicotropo.
Sono secoli che si parla della visione olistica, ma solo oggi riusciamo veramente a comprendere che il nostro corpo non è fatto solamente di comparti o di apparati, ma tutti gli apparati sono collegati e che comunque anche il mio stato mentale, la mia, se vogliamo ‘depressione’, comporta dei peggioramenti su altre strutture interne.
Quindi questa fisiologia che oggi cominciamo a riconoscere come olistica, si accompagna in maniera perfetta a tutti quelli che sono i benefici legati alla canapa; pensiamo solamente agli oli essenziali estratti dai semi che hanno veramente un valore biologico meraviglioso; oppure a tutti gli effetti benefici della canapa sulla pelle o sul sistema nervoso.
Pensate solamente al rilassamento dei muscoli, (tensione muscolare che può derivare da 1000 motivi) che dona il CBD o agli effetti incredibili sui problemi concreti della vita.
Poi chiaramente ci scontriamo sempre su interessi meramente commerciali, ma parliamo di una pianta usata dai popoli fin dall’antichità. Pensiamo ora alle batterie fatte con cristalli di canapa; in questo momento ci sono tantissimi studi, e queste batterie riescono a mantenere più a lungo del 60% la carica e riescono a caricarci nello stesso spazio più del 95% del litio.
Qui stiamo parlando veramente di una svolta epocale!
Anche perché poi non le devi smaltire come quelle con il litio; giusto?
No! Sono cristalli di canapa, come per esempio il grafene! Ma pensiamo a tanti altri usi: pensiamo alla canapa utilizzata per la bioedilizia naturale, pensiamo ai mattoni che si possono fare con la canapa e sono mattoni totalmente naturali, pensiamo a tutto quello che è l’abbigliamento; da quanti secoli ci vestiamo con indumenti fatti di canapa!
Pensiamo inoltre al nuovo carburante che si ottiene tramite l’olio di canapa; c’è una mistura allo studio di grandi aziende come l’ENI composta da varie miscele organiche che sono capaci di dare la stessa combustione della benzina. Nessuna pianta al mondo ha un utilizzo del genere! Anche per quanto riguarda la legalizzazione ormai non si discute più del perché ma solamente del quando.
Mi hai anticipato l’ultima domanda; quella sull’aspetto legale. In Italia c’è un dibattito che ha ripreso vigore dal 2015 con una legge che ha lasciato un problema normativo, un vuoto, definito da molti addetti ai lavori.
A dicembre viene presentato un emendamento in Parlamento alla legge di bilancio, “Misure a sostegno della filiera della canapa” e scoppia un putiferio con molti politici che reiterano lo slogan “No alle droghe!” Marco, cosa dovrebbe fare lo Stato per regolarizzare il sistema che ormai conta circa 15000 lavoratori?
Il nostro settore è quello della canapa light; come se stessimo discutendo di abolire gli alcolici, di fronte alla birra analcolica. E’ facile fare demagogia, posso dire anch’io: “NO alla droga!” Ma non ci sono sostanze psicotrope nel prodotto che noi appunto produciamo, di conseguenza la droga effettivamente non c’è ,quindi solo uno sciocco potrebbe andare da un birrificio che produce birra senza alcool e dirgli: “sei un alcolizzato!” Questo è il panorama politico che è più legato alla cultura personale.
E questo è solo il tema legato alla canapa light. Il THC chiaramente deve essere regolamentato e come tutte le altre cose, tassato e controllato. È facile fare demagogia e dire drogati alla gente non sapendo che non c’è la sostanza drogante!
Per quanto riguarda invece il tema legato al lavoro e al mercato, questo mercato, gli Stati Uniti lo hanno dimostrato, può arrivare anche a 50 miliardi l’anno; nel momento in cui uno capisce che tanti problemi, anche a livello statale, in questo momento potrebbero essere risolti con la tassazione della canapa, sarebbe la svolta. Quindi sotto tutti gli aspetti c’è solamente da guadagnare.
Il problema è che, è un tema caldo e purtroppo quando ci sarà più cultura e meno ignoranza, sarà più facile affrontarlo.
Intervista a Matteo Moretti, fondatore e CEO dell’azienda italiana JustMary.
Il mercato legato alla Canapa è molto vasto. Di questa pianta si può usare quasi tutto, dalle inflorescenze ai semi passando per le foglie. Infatti ci sono oli, integratori e addirittura farmaci che contengono i principi attivi di questo vegetale. Il CBD, il THC e tutti i derivati della Canapa possono essere un valido alleato per la nostra salute e per quella degli animali. Molte sono anche le aziende che hanno deciso di vendere prodotti a base di canapa. Tanti sono i negozi fisici che abbiamo visto nascere in Italia, ma molte sono state le richieste anche a domicilio.
Il mondo del delivery ha acquisito molta più diffusione durante il lockdown. L’emergenza sanitaria che il nostro Paese sta vivendo a causa del Coronavirus ha spinto molte aziende ad includere tra i loro servizi anche il delivery. Il mondo della canapa e del CBD non è di certo rimasto con le mani in mano. Infatti è nata JustMary azienda di Delivery che consegna prodotti a base di canapa e di CBD in molte zone d’Italia. L’azienda spedisce con corriere espresso ed è il primo delivery in Italia di Cannabis Light. Abbiamo intervistato Matteo Moretti, fondatore di JustMary.
Matteo partiamo dalle basi, raccontaci la nascita di JustMary. Com’è nata l’idea di dar vita a questo servizio di delivery?
L’idea nasce nel 2018 da me e dal mio socio avvocato Elio. Abbiamo visto il boom di questo tipo di mercato in America e anche in Italia e avevamo già precedenti esperienze in startup di delivery. Quindi abbiamo unito il business con le precedenti esperienze in delivery ed è nata JustMary.
Come mai avete scelto questo nome per il progetto?
Il nome l’ho scelto io prendendo spunto da Justeat. La gente ha già familiarità con questo nome e quindi abbiamo preso Just per unirlo a Mary e così JustMary.
Come funziona il servizio e in quali zone consegnate?
Il servizio è attivo a Milano, Monza, Torino, Firenze, Roma e Catania. Per quanto riguarda il funzionamento è uguale a tutti i servizi di delivery. Vai sul nostro sito, scegli i prodotti che vuoi acquistare e li metti nel carrello. Nel momento in cui bisogna mettere l’indirizzo di consegna c’è la possibilità di inserire anche la fascia oraria preferita nella quale farsi recapitare la merce. Il pagamento può essere fatto online ma anche al momento della consegna. La consegna è completamente anonima e gratuita.
Chi sono i vostri principali clienti?
Usufruiscono del nostro servizio molte persone, diciamo, chiunque abbia voglia di rilassarsi! Abbiamo una clientela equa tra maschi e femmine (50% e 50%). Hanno anche una buona capacità di spesa perché il prodotto costa. Abbiamo clienti con una fascia d’età ampia che va dai 25 anni ai 70 anni.
Quali prodotti è possibile acquistare su JustMary?
Abbiamo un’ampia varietà di prodotti. Ad esempio c’è l’olio di CBD, di Canapa. Prodotti per fumatori e inflorescenze.
Quali sono le città dove vendete di più?
Sicuramente Milano e Roma per il maggior numero di abitanti. Più abitanti ci sono e più abbiamo ordini. Però in tutte le città in cui JustMary è presente abbiamo un ottimo bacino di utenze, un ottimo riscontro. Senza contare che si possono acquistare i prodotti anche in una città dove non siamo presenti. In quel caso spediamo la merce con Corriere espresso, di fatto serviamo in tutta Italia e in alcune zone dell’Europa. Ad esempio abbiamo clienti in Portogallo che comprano da noi.
Dal punto di vista legale è stato difficoltoso mettere in piedi questo progetto?
All’inizio è stato difficoltoso capire se eravamo in linea con la legge, bisognava capire cosa vendere e cosa no. In questi anni abbiamo avuto controlli da parte dei NAS e posti di blocco. Ad aprile in pieno lockdown giravamo con le macchine piene di marijuana e vi lascio immaginare cosa è accaduto. Ci tengo a sottolineare che non abbiamo mai avuto un sequestro e non abbiamo mai avuto problemi. Siamo in regola. È giusto fare controlli perché in tanti se ne sono approfittati consegnando di tutto e facendolo passare per cannabis light. Quindi ben vengano i controlli per punire chi non rispetta le regole. Noi fortunatamente seguiamo le regole e lavoriamo seriamente anche perché devo dar conto a circa 300 soci che hanno investito in JustMary e non posso permettermi di fare stupidate.
A livello politico e legale c’è qualcosa che si potrebbe fare in più?
Si può sempre fare di più ma bisogna farlo nella maniera giusta. Se si fa di più con regole dove non riesci a lavorare allora meglio rimanere come si è. Il di più sarebbe ottimale nella piena legalizzazione della marijuana. Io non fumo né canapa né marijuana, uso l’olio perché mi rilassa, ma c’è un mercato sommerso legato alla marijuana che potrebbe dare beneficio a tutto il Paese se diventasse legale. Il mercato illegale legato alla Marijuana è davvero ampio e ci vorrebbe molto poco per legalizzarlo.
Prima hai parlato di lockdown, quali sono stati i numeri economici durante il periodo di chiusura dell’Italia?
Noi abbiamo fatto un 2019 con 200mila euro di fatturato e un 2020 con quasi 2 milioni. I numeri parlano da sé. Nello specifico gennaio-febbraio 2019 eravamo sui 30/40mila euro al mese. Marzo-Aprile 2020 eravamo sopra il mezzo milione. Siamo passati da 50 ordini a quasi 500 in un mese. Questo sia perché i negozi fisici legali erano chiusi, quindi c’era solo delivery, sia perché il mercato illegale si è spostato su quello legale quindi abbiamo avuto un grossissimo incremento. Molti clienti sono rimasti anche dopo il lockdown ma chi preferisce l’illegale è tornato all’illegale. Dare una piena liberalizzazione, ripeto, potrebbe dare molto ma molti benefici al nostro Paese ed è un mercato che può superare i 100 milioni l’anno legalmente.
Qual è stato il prodotto più venduto durante il lockdown?
Durante il periodo di chiusura abbiamo venduto di più le inflorescenze, sono quelle che ci hanno ordinato di più. Pensa che durante il lockdown abbiamo anche dovuto chiudere per 3 giorni per fare rifornimento perché non avevamo più niente. Avevamo finito tutti i prodotti.
Dal lockdown ad oggi invece c’è stato un incremento delle vendite o un decremento?
Il picco che abbiamo avuto ad aprile non si è più ripetuto naturalmente, ma abbiamo comunque quasi triplicato le vendite di gennaio-febbraio dove le chiusure e le misure restrittive ancora non c’erano.
Avete in mente di ampliare il servizio?
Sì, vogliamo ampliare sicuramente il servizio. In questo momento stiamo lavorando per diffonderlo anche in altre città. Il nostro occhio guarda anche all’estero in particolare a Paesi come la Francia.
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