La concezione delle istituzioni internazionali verso il cannabidiolo è cambiata di recente, grazie a conoscenze scientifiche sempre più approfondite e ad una più larga applicazione in campo medico.
Il CBD e le istituzioni sovranazionali.
Il 19 Novembre del 2020 l’Alta Corte di Giustizia dell’UE ha stabilito che il cannabidiolo non è un farmaco narcotico. La sentenza sancisce la libera circolazione del CBD e boccia i tentativi di alcuni paesi membri che negli ultimi anni hanno cercato di reprimere l’uso del CBD sostenendo che fosse dannoso per la salute.
La decisione è stata presa dopo aver esaminato un caso francese contro un’azienda ceca che vendeva CBD nelle cartucce di sigarette elettroniche. Secondo i giudici del Lussemburgo quindi “Uno Stato membro non può vietare la commercializzazione del cannabidiolo (CBD) legalmente prodotto in un altro Stato membro, qualora sia estratto dalla pianta di Cannabis sativa nella sua interezza e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi”. Dal punto di vista del diritto comunitario viene chiarito che nel caso in questione sono applicabili le disposizioni relative alla libera circolazione delle merci all’interno dell’Unione, ma a questa decisione si è arrivati poiché, è bene ricordarlo, il CBD non può essere considerato come uno “stupefacente”
La Corte infatti ha sottolineato che, in base allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, il CBD non ha effetti psicotropi né effetti nocivi per la salute umana (a differenza del THC).
Pochi giorni più tardi, il 2 Dicembre è crollato un altro tabù: l’ONU ha tolto la cannabis dall’elenco delle sostanze dannose.
La Commissione droghe delle Nazioni Unite ha riconosciuto ufficialmente che la pianta ha proprietà terapeutiche e quindi non può essere inserita tra le sostanze dannose.
Tra i 27 Paesi che hanno votato a favore della sua rimozione dalla tabella delle sostanze illegali c’è anche l’Italia. Le Nazioni Unite hanno deciso di seguire quindi le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che nel 2019 – dopo un lungo lavoro di review scientifica – aveva chiesto al palazzo di vetro di rivedere la sua concezione sulla pianta per favorirne un uso terapeutico.
Da qui la scelta di cancellare la Cannabis dalla tabella numero 4 del sistema di catalogazione istituito nel 1962, quella che elenca piante e derivati psicoattivi definiti come pericolosi. Sostanzialmente l’ONU con questa rivoluzionaria decisione ha deregolamentato l’uso della cannabis a fini terapeutici. Infatti come molte sostanze anche la cannabis può essere utilizzata a fini terapeutici ma fino a quel momento essendo ritenuta dannosa in assoluto a livello internazionale si prevedevano forti passaggi burocratici per l’autorizzazione alla produzione e alla commercializzazione. Con questo “declassamento” è più facile produrla, importarla, esportarla e acquistarla a fini terapeutici.
Il cambio di rotta ha una valenza storica: ora la ricerca scientifica, per esempio, potrà procedere con meno ostacoli, soprattutto per tutte quelle patologia per le quali la cannabis ha comprovati effetti terapeutici.
Come ha già spiegato in un’intervista a CBD-life.it il dottor Francesco Crestani, medico specialista in anestesia e rianimazione ed esperto di cannabis terapeutica, “uno dei campi applicativi della cannabis è la terapia del dolore, essendo la cannabis un farmaco a tutti gli effetti. Questo era noto da millenni, però le ricerche recenti hanno dimostrato che questa sua attività non interessa solo il dolore ma anche una vasta serie di patologie.”
Ma come si è giunti a queste storiche aperture da parte dei più autorevoli organismi internazionali?
Una tappa fondamentale è stata il rapporto sul CBD fatto dall’OMS nel 2017
Il CBD e l’OMS
A novembre del 2017 viene stilato da una commissione di esperti sulla dipendenza dalla droga, dell’organizzazione mondiale della sanità, un rapporto sul CBD.
In questa sede si parla di cannabis pianta e resina, estrazioni e tinture di cannabis, delta-9-THC e suoi isomeri (In chimica, gli isomeri sono molecole o ioni poliatomici con formule molecolari identiche, ovvero lo stesso numero di atomi di ciascun elemento, ma disposizioni distinte di atomi nello spazio).
Il CBD nel dettaglio viene considerato come una medicina, di conseguenza l’OMS raccomanda all’ONU di rivedere la concezione del composto.
Ma andiamo per ordine: secondo gli scienziati interpellati dall’OMS, negli esseri umani, il CBD non mostra effetti indicativi di abuso o potenziale di dipendenza.
Inoltre Il CBD si è rivelato come un trattamento efficace dell’epilessia in diversi studi clinici. Non solo: “Esiste un uso medico non autorizzato di prodotti a base di CBD con oli, integratori, gomme e estratti ad alta concentrazione disponibili online per il trattamento di molti disturbi”.
Il CBD è generalmente ben tollerato con un buon profilo di sicurezza. Gli effetti negativi segnalati possono essere come un risultato delle interazioni tra il CBD e i farmaci già utilizzati dai pazienti.
Ad oggi, “non ci sono prove dell’uso ricreativo del CBD o di alcun problema relativo alla salute pubblica associato all’uso del CBD puro.”
Negli studi clinici, il CBD viene generalmente somministrato per via orale come una capsula o sciolta in una soluzione oleosa (ad esempio olio di oliva). Può essere somministrato anche per via sublinguale o intranasale. Una vasta gamma di dosi orali sono state riportate in letteratura, con la maggior parte da 100 a 800 mg / giorno.
I potenziali effetti tossici del CBD
In generale, è stato riscontrato che il CBD presenta un grado relativamente basso di tossicità.
Studi in vitro (la locuzione latina in vitro, tradotta letteralmente, significa “sotto vetro è usata per indicare fenomeni biologici riprodotti in provetta e non nell’organismo vivente) e su animali hanno riscontrato i seguenti effetti:
- Il CBD influenza la crescita delle linee cellulari tumorali, ma non ha effetto nella maggior parte delle cellule non tumorali. Tuttavia, è stato osservato un effetto pro-apoptotico in linfociti. L’apoptosi è quel processo enzimatico che porta alla morte programmata delle cellule. Interessa tutte le cellule: sia quelle sane che quelle malate ed è fondamentale per il corretto sviluppo dell’organismo.
- Il CBD non sembra aver alcun effetto sullo sviluppo embrionale.
- L’evidenza sui potenziali cambiamenti ormonali è mista; secondo alcuni studi ci sono possibili effetti, secondo altri, nessun effetto, evidenza che cambia a seconda del metodo utilizzato e del particolare ormone preso in esame.
- Il CBD non ha effetto su un’ampia gamma di parametri fisiologici e biochimici, o effetti significativi sul comportamento degli animali a meno che non siano dosi estremamente elevate somministrate (per esempio superiori a 150 mg/kg come dose acuta o superiore a 30 mg / kg per via orale al giorno per 90 giorni nelle scimmie).
- Gli effetti del CBD sul sistema immunitario non sono chiari; ci sono prove di soppressione immunitaria a concentrazioni più elevate, ma può verificarsi, al contrario, una stimolazione immunitaria a concentrazioni inferiori.
- Esiste, come già accennato in precedenza la possibilità che il CBD venga associato alle interazioni farmacologiche.
Potenziale abuso di CBD
Studi sull’uomo hanno evidenziato che il CBD non è associato all’abuso potenziale. Al contrario del THC, la cui somministrazione è stata associata ad intossicazione soggettiva ed euforia. In queste ricerche il THC ha anche aumentato i sintomi psicotici e l’ansia. Mentre il THC ha aumentato la frequenza cardiaca inoltre, il CBD non ha avuto effetti fisiologici. In generale CBD da solo non ha prodotto effetti psicoattivi, cardiovascolari o altri effetti.
Il CBD e le sue applicazioni terapeutiche.
Studi clinici hanno dimostrato come il CBD sia efficace per almeno alcune forme di epilessia. In sede sperimentale si sono riscontrati miglioramenti significativi nei pazienti, nonché l’assenza o il calo di crisi convulsive.
Ci sono anche prove (limitate però) che il CBD possa essere un trattamento utile per molte altre patologie.
Un’altra possibile applicazione terapeutica che è stata studiata, è l’uso di CBD per il trattamento della tossicodipendenza. Una revisione sistematica suggerisce che il CBD possa avere effetti terapeutici sulla dipendenza da oppioidi, cocaina e psicostimolanti.
Alcuni dati fanno ipotizzare che il CBD potrebbe essere utile anche nella dipendenza da cannabis e tabacco. Tuttavia, sono necessarie molte più ricerche per valutare il CBD come potenziale trattamento.
In generale secondo gli studi presi in esame dall’OMS, alcune applicazioni terapeutiche in cui il CBD può avere effetti benefici, possono essere riassunte nella seguente tabella :
Malattia | Effetti |
Morbo di Alzheimer | Antinfiammatorio, antiossidante, antiapoptotico in modelli in vitro e in vivo di risposte neuroinfiammatorie e neurodegenerative. |
Morbo di Parkinson | Attenuazione del danno dopaminergico in vivo; neuroprotezione; miglioramento della valutazione psichiatrica e riduzione dell’agitazione, del comportamento aggressivo nei pazienti. |
Sclerosi Multipla | Segni migliorati di EAE nei topi, proprietà antinfiammatorie e immunomodulatorie. |
Dolore | Effetto analgesico in pazienti con dolore neuropatico resistente ad altri trattamenti. |
Psicosi | Attenuazione dei cambiamenti comportamentali e gliali in modelli animali di schizofrenia; proprietà antipsicotiche sui sintomi indotti dalla ketamina. |
Depressione | Effetto antidepressivo. |
Ansia | Riduzione delle tensioni muscolari, dell’irrequietezza, dell’affaticamento, e dei disturbi di Concentrazione. Miglioramento delle interazioni sociali. Riduzione dell’ansia sociale nei pazienti. |
Nausea | Soppressione della nausea e apertura condizionata nei ratti. |
Disturbi infiammatori | Proprietà antinfiammatorie in diversi modelli in vitro e in vivo; inibizione delle citochine e delle vie infiammatorie. |
Disturbi cardiovascolari | Dimensioni ridotte dell’infarto grazie a proprietà antiossidanti e antinfiammatori in vitro e in vivo. |
Complicazioni del Diabete | Attenuazione della fibrosi e della disfunzione miocardica. |