E’ scontro sulla cannabis. Il Presidente del consiglio Mario Draghi ha affidato la delega per le politiche sulle droghe a Fabiana Dadone, già Ministro per le Politiche giovanili (nel precedente governo la delega era nelle mani del premier Giuseppe Conte). La notizia ha suscitato dure reazioni. L’esponente del movimento 5 stelle è nota per le sue idee non certo proibizioniste anzi nella scorsa legislatura è stata firmataria di una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. In primis nella levata di scudi, la leader di Fratelli d’Italia: “E’grave e deludente che, per un compito così delicato come la lotta alle dipendenze, sia stato scelto un esponente politico firmatario di proposte per legalizzare la cannabis. Non è questa la discontinuità che ci aspettavamo da Draghi” ha dichiarato Giorgia Meloni.
Da Forza Italia addirittura si arriva mettere in dubbio la tenuta dell’esecutivo. Il senatore Maurizio Gasparri si dice “pronto a qualsiasi iniziativa contro il governo. Sulle droghe servono politiche di contrasto, di prevenzione e di recupero, non certo politiche di apertura o di resa. Un governo che andasse avanti in questa direzione sarebbe un governo morto.”
Lapidaria la dichiarazione di Matteo Salvini: “La droga, ogni droga, è morte. Nessun regalo agli spacciatori” scrive il leader della Lega.
Il fronte anti-proibizionista
Agli attacchi risponde il Movimento 5 stelle, Annunciando una proposta di legge in materia: “La delega alle politiche sulle droghe alla ministra Dadone ha aperto una gara a chi è più oscurantista, con punte di prepotenza notevoli. La Corte di Cassazione ha già stabilito i limiti entro i quali è consentita la coltivazione della cannabis per uso personale e presto calendarizzerò la proposta di legge per inserire quei principi nel nostro ordinamento, anche per sostenere il diritto dei malati a curarsi con la cannabis”, dice Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato M5S.“
Dal canto suo la ministra ha risposto alla lettera inviata dagli oltre 400 digiunatori per la cannabis a Draghi e al responsabile della Salute Speranza, in cui si chiedeva tra le altre cose di iniziare a preparare la convocazione della Conferenza Nazionale sulle droghe che non si svolge dal 2009.
La missiva a prima firma Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni e Leonardo Fiorentini di Forum Droghe. Nel documento si chiede anche di ritirare il decreto che inseriva il CBD nelle tabelle delle sostanze psicotrope.
La Dadone ha promesso che, compatibilmente con l’emergenza sanitaria, il processo inizierà quanto prima.
Intanto anche a New York la cannabis diventa legale.
Nello stato della grande mela, la cannabis si potrà coltivare e usare a scopo ricreativo.
Lo Stato di New York ha adottato una legge che legalizza l’uso della cannabis .
Gli adulti di almeno 21 anni, è stabilito, potranno acquistare cannabis e coltivarne piante a casa per uso personale. Il governatore Andrew Cuomo ha firmato la normativa 12 ore dopo che il Congresso dello stato l’aveva approvata: “Per troppo tempo, il divieto della cannabis ha preso di mira in modo sproporzionato le comunità di colore con pesanti pene detentive”, ha dichiarato in una nota il governatore confermando: “Questa legge storica rende giustizia alle comunità a lungo emarginate, e abbraccia una nuova industria che farà crescere l’economia.”
Il carattere rivoluzionario del provvedimento sta anche nel fatto che prevede la cancellazione dei casellari giudiziari delle persone precedentemente condannate per crimini che ai sensi della nuova legge non esistono più.
La norma fissa a 85 grammi il nuovo limite per il possesso personale. e consente di coltivare in casa fino a tre piante, con un limite di sei piante per nucleo familiare. Ovviamente la cannabis ad uso personale e ricreativo è molto differente dalla cannabis per uso terapeutico.
L’impatto economico
Secondo l’ufficio del governatore, il nuovo provvedimento darà impulso all’economia e si stima che potrebbe portare fino a 350 milioni di dollari di entrate fiscali annuali e creare decine di migliaia di posti di lavoro.
I precedenti tentativi di legalizzare la marijuana erano falliti proprio per disaccordi sulla distribuzione delle entrate fiscali provenienti dalle vendite.
Ora un accordo è stato raggiunto: un’aliquota fiscale del 14% che include il 9% per lo stato, il 3% per il comune in cui viene effettuata la vendita e l’1% per la contea. Insomma ci guadagno tutti: pubbliche amministrazioni, privati e consumatori.
Di quel 9%, il 40% è stato stanziato per le comunità colpite in modo sproporzionato dalle precedenti leggi sulla proibizioniste, il 40% andrà alle scuole e il 20% per medicine e istruzione.
La normativa inoltre consente alle persone con condanne passate e a coloro che sono coinvolti nel mercato illecito della cannabis di partecipare al nuovo mercato legale.
Una sorta di sanatoria, ma con lo spirito di inserire nel nuovo mercato legale chi era “impiegato” nel precedente illegale. Gli americani, è risaputo, sono un popolo molto pratico.
Forti dell’etica protestante danno un ruolo fondamentale all’impatto economico delle cose.
E non è un caso che le autorità hanno sottolineato, presentando il rivoluzionario provvedimento, l’indotto economico in termini di fatturato, tasse e posti di lavoro. Tutto quello che ricade sull’intera comunità. In questi termini l’innovazione risulta più digeribile di fronte allo consuete opposizioni proibizioniste.
Infatti secondo una indagine presentata al senato e curata dal Caucus on international narcotics control: le vendite di cannabis legale nel 2020 hanno raggiunto il record di 17,5 miliardi di dollari, con un aumento del 46% rispetto al 2019 – grazie soprattutto all’apporto del settore terapeutico.
Nello scorso novembre tutti i referendum sulle droghe sono passati; molti di loro con margini considerevoli. Arizona (favorevoli al 60%), New Jersey (67%), Montana (57%) e South Dakota (53% per la ricreativa, 69% per la terapeutica) hanno legalizzato la cannabis per uso ricreativo.
Il Mississippi ha approvato con il 68% dei voti il quesito che apre all’uso terapeutico della cannabis.
Salgono così a 34 gli Stati che hanno attivato programmi di cannabis medica e a 15 quelli che hanno legalizzato la cannabis per tutti gli usi (più il Distretto della Capitale Washington).