L’eccellenza della cannabis light indoor; l’esperienza della PKV Cannabis Lab.

Intervista al CEO della “PKV Cannabis Lab” Marco Gandolfi Vannini.

Un prodotto di grande qualità alla portata di tutti. Azienda giovanissima la PKV Cannabis Lab nasce a Firenze nel 2019 precisamente nel territorio del Chianti, sinonimo in tutto il mondo di eccellenza italiana.

In questo caso, il moderno conte Bettino Ricasoli della canapa toscana, è Marco Gandolfi Vannini, CEO di PKV Cannabis Lab. Ricerca e sviluppo nella selezione genetica, produzione all’ingrosso, analisi e trasformazione di cannabis sativa, questa è la filosofia dell’azienda il cui servizio principale è la produzione di infiorescenze di alta qualità. Ma lasciamo la presentazione a Marco Gandolfi Vannini che gestisce l’azienda insieme ad altri due soci: Alex Postiglione e Francesco Aieta.

“La nostra azienda è un fiore all’occhiello di questo settore così nuovo così moderno così contemporaneo e dinamico anche se in realtà si rifà ad una cultura veramente antichissima quella della cannabis. Si occupa appunto di infiorescenze di altissima qualità  tramite produzione Indoor.”

Perché questa particolare scelta?

Chiaramente la pianta coltivata all’esterno è esposta alle intemperie e di solito è la pianta più grezza, quella che viene coltivata per fare biomassa, per fare bioedilizia o abbigliamento.

Poi ci sono le serre di vetro oppure di plastica che vengono fatte all’esterno, chiaramente seguono la stagionalità, per cui è una pianta che fiorisce durante l’estate; di conseguenza si ottiene solamente un raccolto. Ci sono, poi, le coltivazioni indoor che sono molto rare perché sono molto dispendiose in termini di consumi e di impegno. Si produce all’interno di strutture chiuse, isolate dove c’è un clima stabile; c’è sempre la stagione estiva perché c’è una sala dedicata solamente alla fase di fioritura del prodotto ed è operativa H24 tutto l’anno. Il clima deve essere sempre perfetto, così come l’umidità.

Le luci che sostituiscono il sole sono molto dispendiose per cui non è una cosa facile. Infatti moltissimi agricoltori in questo settore pensano che sia meglio produrre outdoor, ma noi abbiamo deciso di posizionarci nella fascia più alta in assoluto.

Quali sono i vostri prodotti nel dettaglio?

Oltre al fine ludico, la canapa è venduta per fini tecnici; tutti i prodotti che noi vediamo sugli scaffali sono venduti come materiale tecnico: per  uso deodorante, per biomassa e via discorrendo. Moltissime persone acquistano un prodotto da noi perché devono fare il prodotto di altissima fascia.

C’è anche un prodotto di bassa fascia e lo distribuiscono a prezzi abbastanza accessibili, mentre il nostro prodotto quasi sempre rappresenta il top di gamma.

Moltissimi Brand più conosciuti sono nostri clienti che appunto selezionano una parte limitata  per fare serie limitate di prodotti di altissima fascia da imbustare e da  vendere al pubblico e poi anche estrazioni di quelle che sono le materie prime e i principi attivi contenuti all’interno della cannabis che sono veramente innumerevoli. Sotto tutti gli aspetti quando la filiera acquista da noi che siamo grossisti di queste infiorescenze, quasi  sempre le utilizza per finalità di prodotti di alto lignaggio.

Puoi fare un esempio di questi prodotti; cosa si trova sugli scaffali?

Si trovavano spessissimo le infiorescenze; quando si legge tutto indoor, in Italia sono 4 o 5 le aziende che producono in questa modalità.  

Quello che si trova sugli scaffali è un prodotto di altissimo livello che presenta dei livelli di cannabinoidi stabili, perfetti, super curati.  Oltre a questo la resa terpenica, quindi il profumo e l’aroma che si evince da quelle che sono le nostre genetiche   assolutamente esclusive e selezionate è totalmente differente da quello che si trova nel prodotto outdoor di bassa fascia. Quindi quello che si trova sugli scaffali è  quasi sempre  una infiorescenza di altissimo livello che a 360° ha le caratteristiche portate al massimo,  rispetto a quelle  del prodotto che si può trovare in commercio.

Mi parli della vostra “casa”?

Noi siamo posizionati in un posto meraviglioso,  premetto  che questa realtà in Italia ha grandissimo spazio, perché l’Italia  rappresenta per tutto quello che riguarda l’agricoltura  un’eccellenza assoluta.

Non sottovalutiamo il fatto che siamo in una penisola così’ ricca d’acqua purissima, con questo clima incredibile, meraviglioso, così variabile dalla montagna, alla pianura e al mare.

Tutti i prodotti che noi andiamo a coltivare, canapa compresa, hanno una  resa che stacca  completamente rispetto a tutti gli altri territori nel mondo.

Quindi noi siamo posizionati nel Chianti,  un luogo famosissimo per quello che riguarda l’agricoltura del vino (Chianti classico) e abbiamo deciso di posizionarci qui perché siamo a Firenze  e ci sembrava opportuno continuare a seguire  l’eccellenza agronomica.

E appunto presentare questo prodotto così particolare, così unico, così esclusivo seguendo questa filiera. Attualmente  all’interno della nostra struttura c’è sempre personale fisso che lavora e controlla, perché le piante devono sempre essere controllate, almeno 3/4 persone. In più chiaramente abbiamo una  ventina di collaboratori esterni che si affiancano a seconda delle necessità di cura.

Nel momento del lockdown, le aziende che fanno delivery hanno avuto un boom di richieste; in questo periodo, il movimento è aumentato anche per le aziende come le tue?

Questo settore è in continua espansione e noi da imprenditori abbiamo deciso di continuare ad investire. L’azienda è giovanissima, ha appena 2 anni ma abbiamo la questione della scarsità del prodotto, quindi la domanda è sempre maggiore.

Inoltre come produttori indoor, abbiamo dovuto  affrontare grandissimi investimenti: in questo momento abbiamo due capannoni di circa 1200 metri quadrati, ne stiamo prendendo altri da 4000 e ci stiamo organizzando anche per tutto quello che riguarda l’energia rinnovabile. Perché il consumo energetico è piuttosto ampio; su ogni struttura abbiamo bisogno di 100 kw di autonomia e arriviamo a spendere anche mezzo milione di euro all’anno di corrente elettrica.

Sono cifre molto importanti, ma la domanda è sempre alta, noi non siamo mai riusciti a soddisfare tutta la domanda e speriamo di non riuscirci mai. 

Qual’è la particolarità della coltivazione indoor rispetto a quella outdoor?

Non faresti mai un’operazione chirurgica all’esterno perché rischieresti una setticemia.

La crescita all’esterno, non in camere a temperatura controllata, comporta tantissime intemperie o contaminazioni; pensiamo solamente agli animali o alla polvere. Certo il prodotto all’esterno può essere sicuramente ben utilizzato per la bioedilizia o l’abbigliamento.

Ma per tutte le premesse che abbiamo fatto, il prodotto dovrebbe essere assolutamente incontaminato, assolutamente controllato con certificati di alto livello come avviene in tutta la filiera  dell’agroalimentare. La differenza sostanziale si evince in termini di qualità e di controllo; ogni pianta viene proprio coccolata in ogni passaggio,  abbiamo un sistema di irrigazione, pianta per pianta e non solo.

Addirittura abbiamo montato delle telecamere nelle nostre stanze per ogni vassoio, che vanno a verificare il grado di idratazione della pianta in quel momento. 

Con dei segnalatori che ci segnalano le necessità della pianta per ovviare ad eventuali generazioni di muffe perché il clima deve essere sempre piuttosto umido. 

Dopodiché il prodotto viene raccolto, pianta per pianta e viene essiccato in stanze apposite a clima controllato. Poi viene pulito a mano, fiore per fiore,  trattato  solamente a secco perché da umido appena raccolto il fiore  rischia di perdere questa famosa  resina.

Toccarlo con le mani appena raccolto rischierebbe di compromettere il grado di qualità.

Quindi viene pulito a mano fiore per fiore, controllato, poi viene conciato solamente in vetro,  anche perché la concia è una fase di macerazione che dura circa una ventina di giorni, fase nella quale il fiore  prende quel carattere ancora più speziato.

Dopo viene confezionato e consegnato. Ma in ogni passaggio c’è una cura decisamente maggiore per proporre un prodotto che merita un prezzo differente rispetto al prodotto coltivato all’esterno.

Si stanno scoprendo tanti altri elementi della canapa, che sembrano avere vari effetti molto positivi sull’organismo; d’altronde l’OMS di recente ha tolto il CDB dalle sostanze stupefacenti. Secondo te quali sono i prodotti più utili della canapa?

Sono talmente tanti gli effetti positivi che porta questa pianta meravigliosa sull’essere umano; sul suo sistema nervoso, sul suo sistema immunitario, anche a livello psicotropo.  

Sono secoli che si parla della visione olistica, ma solo oggi riusciamo veramente a comprendere che il nostro corpo non è fatto solamente di comparti o di apparati, ma tutti gli apparati sono collegati e che comunque anche il  mio stato mentale,  la mia, se vogliamo ‘depressione’, comporta  dei peggioramenti su altre strutture interne.

Quindi questa fisiologia che oggi cominciamo a riconoscere come olistica, si accompagna in maniera perfetta a tutti quelli che sono i benefici legati alla canapa; pensiamo solamente agli oli essenziali estratti dai semi che hanno veramente un valore biologico meraviglioso; oppure a tutti gli effetti benefici della canapa sulla pelle o sul sistema nervoso.

Pensate solamente al rilassamento dei muscoli, (tensione muscolare che può derivare da 1000 motivi) che dona il CBD  o agli  effetti incredibili  sui  problemi concreti della vita.

Poi chiaramente ci scontriamo sempre su interessi meramente commerciali, ma parliamo di una pianta usata dai popoli fin dall’antichità. Pensiamo ora alle batterie fatte con cristalli di canapa; in questo momento ci sono tantissimi studi, e queste batterie riescono a mantenere più a lungo del 60% la carica e riescono a caricarci nello stesso spazio più del 95% del litio.

Qui stiamo parlando veramente di una svolta epocale!

Anche perché poi non le devi smaltire come quelle con il litio; giusto?

No! Sono cristalli di canapa, come per esempio il grafene!  Ma pensiamo a tanti altri usi: pensiamo alla canapa  utilizzata per la bioedilizia naturale, pensiamo ai mattoni che si possono fare con la canapa e sono mattoni totalmente naturali, pensiamo a tutto quello che è l’abbigliamento;  da quanti secoli ci vestiamo con indumenti fatti di canapa!

Pensiamo inoltre al nuovo carburante che si ottiene tramite l’olio di canapa; c’è una mistura allo studio di grandi aziende come l’ENI composta da varie miscele organiche che sono capaci di dare  la stessa combustione della  benzina. Nessuna pianta al mondo ha un utilizzo del genere! Anche per quanto riguarda la legalizzazione ormai non si discute più del perché ma solamente del quando.

Mi hai anticipato l’ultima domanda; quella sull’aspetto legale. In Italia c’è un dibattito che ha ripreso vigore dal 2015 con una legge che ha lasciato un problema normativo, un vuoto, definito da molti addetti ai lavori.

A dicembre viene presentato un emendamento in Parlamento alla legge di bilancio, “Misure a sostegno della filiera della canapa” e scoppia un putiferio con molti politici che reiterano lo slogan “No alle droghe!” Marco, cosa dovrebbe fare lo Stato per regolarizzare il sistema che ormai conta circa 15000 lavoratori?

Il nostro settore è quello della canapa light; come se stessimo discutendo di abolire gli alcolici, di fronte alla birra analcolica. E’ facile fare demagogia, posso dire anch’io: “NO alla droga!” Ma non ci sono sostanze psicotrope nel prodotto che noi appunto produciamo, di conseguenza la droga effettivamente non c’è ,quindi solo uno sciocco potrebbe andare da un birrificio che produce birra senza alcool e dirgli: “sei un alcolizzato!” Questo è il panorama  politico che è più legato alla cultura personale.

E questo è solo il tema legato alla canapa light. Il THC chiaramente deve essere regolamentato e come tutte le altre cose, tassato e controllato. È facile fare demagogia e dire drogati alla gente non sapendo che non c’è la sostanza drogante!

Per quanto riguarda invece il tema legato al lavoro e al mercato, questo mercato, gli Stati Uniti lo hanno dimostrato, può arrivare anche a 50 miliardi l’anno; nel momento in cui uno capisce che tanti problemi, anche a livello statale,  in questo momento potrebbero essere  risolti con la tassazione della canapa,  sarebbe la svolta. Quindi sotto tutti gli aspetti c’è solamente da guadagnare.

Il problema è che, è un tema caldo e purtroppo quando ci sarà più cultura e meno ignoranza, sarà più facile affrontarlo.