In questi anni si sono scatenate molte polemiche intorno all’uso della cannabis. Spesso però è stata data una lettura superficiale di questa particolare pianta che grazie alle sue componenti può rappresentare un risorsa preziosa se usata con le dovute precauzioni e nel modo corretto. Infatti le sue componenti e i suoi principi attivi spesso rimangono sconosciuti o nell’ombra, una di queste è il THC, ma cos’è?
Cos’è il THC
Il THC è il tetraidrocannabinolo, ovvero uno dei maggiori e più noti principi attivi della canapa. Il THC fa parte dei fitocannabinoidi. I Fitocannabinoidi sono sostanze chimiche di origine naturale o composti chimici presenti nella pianta cannabis sativa. Il THC quindi è una sostanza prodotta dai fiori di questa pianta. Esso può essere ingerito oppure fumato o inalato.
Questo principio attivo è stato isolato per la prima volta nel 1964 da Raphael Mechoulam, Yechiel Gaoni, e Habib Edery dall’istituto Weizmann, Israele. Nella sua forma pura, il THC si presenta a basse temperature, in un solido cristallino vetroso, di color leggermente rosa ed è viscoso e appiccicoso se riscaldato. Sul mercato però il THC si vende in soluzione liquida oleosa di colore giallo/marrone. Esso ha una bassissima solubilità in acqua, che aumenta nei solventi organici.
Le piante che contengono THC
In natura ci sono diversi tipi di piante che contengono THC. Ad esempio l’echinacea utilizzata a fini ornamentali contiene questo principio attivo. Inoltre ha delle proprietà curative, infatti è utilizzata per curare infiammazione di ferite, bruciature e punture di insetti. Un’altra pianta che contiene THC è “la pianta elettrica” conosciuta anche come Acmella Oleracea. Il fiore di questo vegetale viene utilizzato per lenire il mal di denti grazie al suo potere anestetizzante. L’effetto può durare circa 10-15 minuti. Anche l’elicriso, la Radula margitana e la Camellia Sinensis (o Pianta del Tè) fanno parte dei Fitocannabinoidi. Ovviamente a questo elenco non può mancare la Marijuana che oltre ad avere effetti psicotropi è utilizzatissima in medicina per alleviare dolori particolarmente forti causati da tumori o altre patologie gravi.
Che cos’è l’Hashish
Il THC è contenuto anche all’interno dell’hashish, o Fumo, come viene chiamato in Italia. Questa sostanza stupefacente deriva dai fiori femminili della pianta di Cannabis. L’hashish ha un effetto più forte rispetto alla marijuana, in quanto, contiene una maggiore quantità di THC. Secondo alcune voci l’hashish veniva usato da al-Hasan ibn as-Sabbah, maestro degli “ismailiyyah”. Il maestro concedeva in premio l’hashish ai suoi sicari solo se avessero portato a termine gli omicidi da lui commissionati. Questa tesi però non ha nessuna valenza storica.
Piante psicoattive legali
Solitamente siamo portati a pensare che tutte le sostanze psicoattive contenenti THC siano illegali, ma ovviamente non è così. Infatti esistono diverse tipologie di piante psicoattive legali, che possono essere utilizzate senza infrangere la legge. Qui sotto vi riportiamo l’elenco.
- Hawaiian Baby Woodrose
- Mimosa Hostilis
- Cactus Mescalinici
- Morning Glory
- Salvia
- Rospo Del Fiume Colorado (Bufo Alvarius)
- Tartufi Magici
- Passiflora
- Loto blu
- kanna
Che cos’è la marijuana
La marijuana è una sostanza psicoattiva che contiene THC. Essa è conosciuta anche con il nome di erba, bila o gangia, Oppure più colloquialmente “la maria”. La Marijuana si ottiene dai fiori essiccati femminili della canapa. La quantità di THC cambia a seconda della tipologia di canapa coltivata. Infatti ad ogni varietà di canapa corrisponde un livello di THC. In molti paesi queste piante sono illegali, tuttavia esistono varietà coltivabili legalmente. Ad esempio nel nostro Paese per essere in linea con la legge il livello di THC deve essere al di sotto dello 0.5%. La marijuana può essere fumata, ingerita oppure sciolta in caffè, o tè. Addirittura la somministrazione può essere sublinguale.
Quanto rimane nel sangue il THC
Un fattore importantissimo da non sottovalutare è il tempo di permanenza del THC nel nostro corpo. Esso varia a seconda del tipo di THC che assumiamo. Indicativamente però il THC rimane nel nostro sangue dalle 4 alle 12 ore dal consumo. Questo tempo cambia per i consumatori abituali di Marijuana. Infatti la positività al THC in questo caso rimane per molte settimane, se non mesi, dopo l’ultima assunzione. Questo perché il THC contenuto dalla Marijuana è a rilascio lento e costante. In sintesi, la sua permanenza nel nostro corpo in particolare nel sangue, dipende dall’uso e dal consumo che ne facciamo. Dunque non esiste una regola esatta che vada bene per qualunque livello di THC.
Quanto rimane nelle urine il THC
Come spiegato prima, il tempo di permanenza varia (dai 6 giorni ai 3 mesi) a seconda del livello di THC presente nella sostanza che consumiamo. Ad esempio, in forma liquida esso tende ad essere immagazzinato dalle cellule adipose del nostro corpo. In questo modo il suo rilascio è lento e costante. Dunque non c’è una data di scadenza precisa, varia da soggetto a soggetto. I fattori da tenere in considerazione sono: la quantità di tessuto adiposo presente nel corpo, la quantità e la frequenza di THC consumato.
Come smaltire il THC
Tuttavia esistono dei “trucchetti” per espellere la sostanza psicotropa in tempi abbastanza rapidi. Il THC può essere smaltito con maggiore rapidità sia dalle urine che dal sangue bevendo molta acqua. Infatti l’acqua può “purificare” la nostra urina che in questo modo viene diluita ed elimina il THC in modo più veloce. Un altro aiuto viene dall’assunzione di zinco. Infatti grazie alla sua funzione adulterante lo zinco (assunto sotto forma di pastiglia o polvere) genera nei test un falso negativo per circa 12-18 ore.
Anche bere bevande disintossicanti abbassa il livello di THC. Esse infatti nascondono la presenza della cannabis. Queste bevande essendo diuretiche stimolano la minzione e in questo modo espelliamo la sostanza. Anche Utilizzare il carbone attivo (assunto in capsule) costituisce un aiuto importante. Grazie al suo utilizzo il THC è espulso naturalmente attraverso l’urina e le feci e impedisce che i tessuti adiposi si leghino alla sostanza psicoattiva. Praticare sport ci permette di “bruciare” il tessuto adiposo (grasso) dunque di conseguenza il THC non si attacca ad esso e viene eliminato.
L’impiego del THC in medicina
Come abbiamo puntualizzato in precedenza, il THC è utilizzato anche in medicina ed è presente in moltissimi farmaci. Ricordiamo che in Italia il Senato ha acconsentito alla produzione di farmaci a base di cannabinoidi nel 2010. Questi prodotti sono venduti in farmacie private e ospedaliere per preparazioni su prescrizione del medico.
Di seguito l’elenco dell’impiego terapeutico di THC:
- nausea e vomito in chemioterapia
- stimolazione appetito nell’AIDS
- sclerosi multipla
- terapia del dolore
- traumi cerebrali / ictus
- sindrome di Tourette
- cancro al cervello, alla prostata, al seno, ai polmoni
- leucemia
- artrite reumatoide
- malattie infiammatorie croniche intestinali (malattia di Crohn, colite ulcerosa)
- glaucoma
- epilessia
- allergie
- anti-tumorale
- asma bronchiale
- malattie autoimmuni (lupus)
- malattie neurodegenerative (malattia di Alzheimer, corea di Huntington, malattia di Parkinson)
- patologie cardiovascolari (aterosclerosi, ipertensione arteriosa)
- sindromi ansioso-depressive
- sindromi da astinenza nelle dipendenze da sostanze
- spasticità nelle lesioni midollari (tetraplegia, paraplegia)
Farmaci cannabinoidi
Dronabinol, cannabinoide sintetico, variante stereochimica del THC
- CP 47,497, cannabinoide sintetico
- HU-210, cannabinoide sintetico
- HU-308, cannabinoide sintetico
- JWH-018, cannabinoide sintetico
- Levonantradolo, cannabinoide sintetico
- Nabilone, cannabinoide sintetico
- Sativex, Spray orale a base alcolica
- Cannabidiolo, (CBD), prodotto naturalmente nel fiore di cannabis
- Tetraidrocannabinolo prodotto naturalmente nel fiore di cannabis
Gli effetti del THC sulle patologie
I primi impieghi della cannabis per uso medico si devono a Carlo Erba (farmacista e fondatore della casa farmaceutica omonima) e i suoi colleghi, nel 1847. Inizialmente hashish e olio di cannabis erano utilizzati come cura contro il tetano e per prevenire il colera. Ricordiamo che nel dicembre del 2006, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge per promuoverne la ricerca e l’inserimento di due farmaci a base di questa sostanza (il Delta-8-tetraidrocannabinolo e il Delta-9-tetraidrocannabinolo) nell’elenco delle terapie contro il dolore.
Sulle patologie il THC può avere degli effetti straordinari. È impiegato per combattere l’insonnia, ma anche per alleviare i dolori del cancro, per malattie mentali e per patologie ossee. Come spiegato dal Dottor Fracesco Crestani, medico specialista in anestesia e rianimazione ed esperto di terapia del dolore, uno dei campi applicativi della cannabis è appunto la terapia del dolore. (Qui la nostra intervista completa al Dottor Crestani).
Come sottolinea Crestani, la cannabis è un farmaco a tutti gli effetti.
Il nostro organismo è un sistema endocannabinoide, su cui i cannabinoidi possono agire. Il corpo umano produce endocannabinoidi (lipidi bioattivi) attraverso le cellule neuronali.
Essi regolano l’eccitabilità neuronale. Nella pianta troviamo THC e CBD ma anche altri cannabinoidi minori che tutti insieme contribuiscono all’effetto terapeutico e limitano gli effetti collaterali della molecola singola. Inoltre il THC ha effetti benefici su asma, bronchiti, infiammazioni.
Nel 2016 è stato pubblicato uno studio su Aging and Mechanisms of the Disease. Secondo l’analisi, i cannabinoidi combattono ed eliminano la proteina tossica beta amiloide (prodotta naturalmente dal nostro cervello). Questa proteina è causa di demenza e di Alzheimer.
Un anno dopo i ricercatori hanno scoperto che bassi dosi di THC sono in grado di ripristinare funzioni cognitive negli anziani.
Il comportamento del THC nel corpo
Il THC è utilizzato come euforizzante, antinausea, antiemetico, anticinetosico, stimolante l’appetito. E ancora, abbassa la pressione endooculare, ed è capace di abbassare l’aggressività. Esso interagisce con il sistema endorfinico (le endorfine sono neurotrasmettitori) rilasciando dopamina e generando piacere. Può provocare sensazioni di euforia, rilassamento, percezione spazio-temporale alterata; alterazioni uditive, olfattive e visive. Ma anche ansia, disorientamento e stanchezza.
Inoltre la cannabis può provocare inibizione presinaptica della ricaptazione di vari neurotrasmettitori eccitatori (dopamina e glutammato), e stimola la sostanza grigia periacqueduttale (centro di controllo con cellule che producono encefalina che a sua volta inibisce il dolore ) e del midollo rostrale ventromediale (gruppo di neuroni da cui si diramano fibre nervose inibitorie e eccitatorie dirette al midollo spinale). Queste inibiscono le vie nervose del dolore.